voce di Maria Baratto dal Web
Marchionne sta male.
Maria era da sei anni in cassa integrazione. Si è ammazzata, poco tempo prima che scadesse l’ultimo ammortizzatore sociale.
Il suo corpo l’hanno trovato, dopo qualche giorno, in una pozza di sangue conseguenza delle ferite che si era procurata, nella casa in cui viveva da sola.
Marchionne sta male.
Maria campava con 800 euro al mese. Non era una cassintegrata normale. Era stata, letteralmente, insieme ad altri 316 lavoratori, suoi colleghi, deportata al reparto di Nola.
Il reparto confino. A Nola non si produce niente, non c’è niente da fare. E che ci stanno a fare tutti quei lavoratori?
Ci stanno per essere puniti, perché tengano sempre a mente che il padrone li tiene appesi a un filo e se li vuole annichilire li fa nullità. Gli toglie quello che fa l’uomo agli uomini: la capacità di trasformare la materialità, di cooperare, di progettare e realizzare attraverso un lavoro, di vivere nella stessa condizione riconoscendosi uguali. Senza toccargli un capello, il nulla valga da esempio per tutti gli altri.
Marchionne sta male.
Maria faceva parte del Comitato mogli operai di Pomigliano. Stava a Nola perché lì ci finivano quelli troppo sindacalizzati, i rompicazzo, gli improduttivi. Diversi lavoratori, confinati a Nola in Fiat, si sono ammazzati prima di lei.
Marchionne sta male.
E io non riesco a dormire al pensiero che c’è chi vive e muore da invisibile e Marchionne, che “sta male” da eroe esemplare.
“Non si può continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti.
L’intero quadro politico istituzionale che, da sinistra a destra, ha coperto le insane politiche della Fiat è corresponsabile di questi morti insieme alle centrali confederali.
Dopo aver lucrato negli anni scorsi finanziamenti pubblici multimiliardari, lo speculatore Marchionne chiude e ridimensiona le fabbriche Italiane e delocalizza la produzione all’estero per fare profitti letteralmente sulla pelle dei lavoratori che sono costretti ormai da anni alla miseria di una cassa integrazione senza fine ed a un futuro di disoccupazione.
A Pomigliano l’unica certezza dei cinquemila lavoratori consiste nella lettera di altri due anni di cassa integrazione speciale e cessazione dell’attività di Fiat Group Automobiles nella consapevolezza che buona parte di loro non saranno assunti da fabbrica Italia.
Il tentato suicidio di oggi di Carmine P., cui auguriamo di tutto cuore di farcela, il suicidio di Agostino Bova dei giorni scorsi, che dopo aver avuto la lettera di licenziamento dalla fiat per futili motivi è impazzito dalla disperazione ammazzando la moglie e tentando di ammazzare la figlia prima di togliersi la vita, sono solo la punta dell’iceberg della barbarie industriale e sociale in cui la fiat sta precipitando i lavoratori.
Anche per questo la lotta dei lavoratori Fiat contro il piano Marchionne ed a tutela dei diritti e dell’occupazione rappresenta un forte presidio di tenuta democratica per l’intera società.”
Maria Baratto
No ai licenziamenti di opinione | Appello per la difesa della libertà di opinione dei lavoratori
https://nolicenziamentiopinione.wordpress.com/