Per una Costituzione della Terra
Le Costituzioni nazionali non proteggono dai crimini di sistema universali
Per una Costituzione della Terra
Stiamo trattando la guerra in Ucraina guardando il dito e non la luna che il dito nasconde.
Non essendo stati capaci di mettere fine alle guerre ed alle cause che le scatenano, siamo ora più che mai costretti a schierarci tra chi auspica la difesa, chi l’attacco e chi il non interventismo. Certo, noi, guardavamo le guerre lontane con distacco, come un male necessario per la difesa degli ideali democratici o come schermaglie ataviche di tribù nemiche.
Ma ora che la guerra è ritornata in Europa e che bussa alle porte delle nostre case ci scopriamo nudi, indifesi ed impauriti. Queste angosce sono poi demoltiplicate dal fatto che sul teatro di guerra ucraino vi sono dei rischi esponenziali dovuti al minimo al bombardamento accidentale di un reattore nucleare o peggio ancora all’utilizzo di testate atomiche per stroncare la guerra in una tardiva “soluzione Hiroshima”.
Allora, perché vi sono ancora le guerre?
Da duemila anni le guerre sono sempre state causate dagli imperialismi e dai nazionalismi.
La mondializzazione oramai da vari decenni ha aperto i mercati e si poteva sperare che si aprisse anche alla pace, anzi era il motivo ricorrente che veniva messo in avanti per giustificare le aperture delle frontiere commerciali e la firma degli accordi di libero scambio.
Ma la realtà è che, per conquistare nuovi mercati e nuovi approvvigionamenti energetici e alimentari, si sono provocate, invece, decine di guerre di conquista economica che si sommano a quelle sempre presenti della conquista territoriale.
Se le Costituzioni dei vari Stati moderni contemplano globalmente la difesa dei diritti universali servono essenzialmente a proteggere i cittadini “nazionali”, anche se molto sovente sono “i nazionali” stessi a non essere protetti.
Quindi, in caso di necessità economiche, di crisi energetiche o sanitarie e di guerre, tutti i buoni principi universali tendono a passare dietro gli interessi nazionali. Ma oltre le frontiere degli Stati, e trasversalmente a queste, si consumano ogni minuto delle tragedie umane ed ecologiche di cui nessun Stato, o suo governo, porta o vuole prendersi la responsabilità.
Come uscirne definitivamente?
Una buonissima pista tutta italiana è la Costituzione della Terra scritta da Luigi Ferrajoli e pubblicata in gennaio nel libro omonimo. Scrive Ferrajoli che serve ora una Costituzione universale rigida che garantisca a tutte le persone al mondo almeno i cinque beni universali fondamentali.
– la sicurezza climatica
– la fine della produzione e dell’utilizzo delle armi per risolvere le controversie.
– la fine dello sfruttamento da lavoro.
– la garanzia di istruzione, cibo, medicine, acqua.
– il diritto a emigrare ovunque e ad ottenere il rispetto delle proprie differenze.
Lo abbiamo già scritto sopra che le Costituzioni nazionali rigide per quanto avanzate garantiscono essenzialmente e ancora solo parzialmente solo i residenti dello Stato che le ha scritte e la tendenza è ora di nuovo piuttosto di riservarle solo ai ” cittadini nazionali” anche nei paesi europei più democratici.
La prova ne è la forte crescita dei partiti nazional/populisti che incitano i loro cittadini a difendere dagli stranieri: la loro patria, la loro terra, la loro proprietà, la loro famiglia, la loro incolumità, le loro tradizioni, la loro cultura, la loro religione talvolta”.
Ferrajoli, nel suo libro magistrale, dimostra come alla mondializzazione dei mercati non sia seguita una mondializzazione dei diritti e delle istituzioni di garanzia.
Certo, spinti dai disastri di una guerra mondiale spaventosa, i governanti dell’epoca avevano fondato un’istituzione geniale l’ONU nata il 24 ottobre 1945. Corredata di dichiarazioni e di carte dei diritti universali di alta intensità, essi non hanno però mai proceduto a mettere in pratica le garanzie necessarie per rendere operativi questi diritti.
Se l’idea principe era quella di costituire una sola forza armata onusiana, nella pratica nessuna grande potenza ha rinunciato alle sue armi anzi, i vincitori della guerra si sono ottemperati un diritto di veto sulle decisioni prese all’ONU.
Le stesse grandi potenze non hanno, diciamo con cinismo “logicamente”, consentito ad essere sottomesse nemmeno alla Corte Penale Internazionale, meglio conosciuta come Tribunale dell’Aja, creato nel 1993 per processare i crimini di guerra, quelli contro l’umanità ed i reati di genocidio. Impossibile in queste condizioni costringere le grandi potenze al disarmo, soprattutto quello atomico e processarle per i loro crimini perpetrati su vari teatri di guerra, nelle prigioni e nei campi di reclusione.
Così via. Se sta scritto che l’istruzione è un diritto universale e poi non si fanno le scuole, se la salute e la cura medica sono un diritto universale e non si fanno gli ospedali ed i dispensari, se il cibo deve essere garantito in ogni dove e si permettono le razzie dei grandi paesi e delle loro multinazionali , se le stesse multinazionali possono impunemente permettersi di acquisire foreste e terre per fare coltivazioni intensive e grandi allevamenti ,depauperando ed evincendo gli indigeni, se in giro per il pianeta Stati complici e corrotti permettono alle multinazionali di sfruttare il lavoro anche dei minori pagandoli una miseria nella massima precarietà, se l’ONU è impotente davanti ai respingimenti in mare e in terra dei milioni di migranti che sfuggono guerre e carestie, le nobili intenzioni onusiane resteranno per sempre carta straccia.
Queste nuove grandi catastrofi mondiali, ricorda Ferrajoli, non sono configurabili come crimini in senso penalistico, anche perché la sofferenza e la morte di interi popoli non sono attribuibili a persone identificabili ma a “sistemi economici e politici ed a stili di vita di miliardi di persone”. In queste condizioni il diritto penale, come lo conosciamo, non può intervenire.
Ma queste tragiche catastrofi non sono fenomeni naturali ma sono invece delle violazioni collettive e gigantesche dei diritti fondamentali che sono racchiusi in “tante belle carte nazionali e sovranazionali”.
Si sono generati così dei nuovi crimini generalizzati e Ferrajoli si chiede come mai essi non interessino “la criminologia, la scienza giuridica e la scienza politica” quando essi producono danni “incomparabilmente maggiori dell’insieme di tutti i delitti perseguiti dal diritto penale e mettono in pericolo, in tempi non lunghi, il futuro dell’umanità”.
L’autore insiste nella sua precisazione di questa aberrazione giuridica: “Soltanto i fatti previsti e giudicati come delitti, cioè come crimini in senso penalistico, suscitano indignazione e stigmatizzazione morale e politica”.
I crimini di sistema.
Ferrajoli chiede quindi che venga allargata la nozione di “crimine” anche a queste “aggressioni” che hanno un “carattere sistemico e strutturale” e che lui definisce “crimini di sistema”.
Per mettere un termine a queste gravi carenze nell’ordine giuridico internazionale ed alle gravi catastrofi ecologiche ed umanitarie che conseguono ai “crimini di sistema” impuniti, l’autore auspica l’avvento di una Costituzione della Terra tale da costituire la garanzia globale per l’applicazione dei diritti fondamentali.
Questa garanzia è declinabile solamente attraverso la creazione di solide “istituzioni di garanzia primaria” dei diritti sociali tali che le istituzioni scolastiche, sanitarie, assistenziali, previdenziali e così via.
Queste istituzioni di garanzia non saranno garantite dal consenso elettorale dei vari stati ma saranno legati ai diritti universali codificati e quindi impermeabili alle vicissitudini delle istituzioni e dei governi nazionali.
Tanto è che Ferrajoli non chiede la costituzione di un “super-Stato mondiale” ma piuttosto “l’introduzione di funzioni e di istituzioni adeguate di garanzia della pace e dei diritti umani costituzionalmente stipulati” separate dalle funzioni e dalle istituzioni globali di governo proprio perché esse sono troppo diverse nelle loro “fonti di legittimazione” nazionali.
La futura Costituzione della Terra, tale da fare fronte ai grandi problemi della globalizzazione,” dovrà prevedere ed imporre non solo le tradizionali funzioni legislative, esecutive e giudiziarie ma anche le funzioni globali di garanzia primaria di tali diritti”.
Questo salto decisivo in avanti sarà realizzato tramite l’allestimento “di un servizio sanitario mondiale, di un’organizzazione mondiale dell’istruzione, di un demanio planetario, di un fisco globale e simili”.
È proprio la mancanza di tali istituzioni e di tali funzioni di garanzia la grande “lacuna” dell’odierno diritto internazionale. Questa carenza è la responsabile di “tutti i crimini di sistema ed “è essa stessa una vistosa violazione dei principi e dei diritti già oggi internazionalmente stabiliti”.
Rigide garanzie saranno quindi da creare con le loro istituzioni nella Costituzione della Terra, “onde salvaguardare l’umanità dalle sue politiche irresponsabili. Garanzie rigide saranno quindi da apportare in primo luogo “ai diritti di libertà e di immunità, tramite la tutela delle differenze personali di sesso, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni sociali”.
In secondo luogo, saranno da rinforzare le istituzioni atte a garantire i diritti sociali come l’OMS e la FAO ed a “introdurne altre in materia di lavoro, di ambiente, di sicurezza e di istruzione con obbligo internazionale per il loro finanziamento”.
In ultimo luogo occorre “prevedere un “demanio planetario”, a tutela dei beni vitali come l’acqua potabile, l’aria, i grandi ghiacciai e le grandi foreste, la messa al bando dei beni micidiali come le armi, a garanzia della pace e della sicurezza”.
Lascio al futuro lettore del libro scoprire le tante altre proposte strategiche sulle istituzioni finanziarie, giudiziarie mondiali ed altre.
Il testo propone, a uopo, nella sua parte finale la prima stesura di una Costituzione della Terra.
Mi fermo qui ed invito tutti a leggere “Per una Costituzione della Terra”, edito da Feltrinelli nella collana Campi del Sapere e disponibile anche in versione ebook.