L’impossibile transizione energetica senza sobrietà
La sobrietà? Molti esperti la considerano indispensabile per economizzare l’energia ma nessun governo politico la prende in considerazione. Gli studi scientifici dimostrano che non sarà possibile fermare il riscaldamento climatico senza una politica energica atta ad economizzare l’energia ed a cambiare i nostri modi di vita.
La sola risposta che le politiche energetiche stanno proponendo un po’ dappertutto è la messa a punto di fonti di energia che non rilascino il micidiale CO2. Ma, in ogni caso, Il PNRR italiano,come quello di tutti gli altri paesi, prevede che la dismissione progressiva del carbone e del petrolio (ma quando poi al ritmo attuale?) passerà attraverso il gas naturale e progressivamente attraverso il fotovoltaico, l’eolico e paradossalmente sarà ancora incentivato il nucleare. Ma, per l’oligarchia, l’importante è che questo avvenga senza fermare la crescita economica, anzi la transizione energetica è considerata una grande opportunità di rilancio per la quale, nel mondo, sono stati stanziati migliaia di miliardi di denaro pubblico a servizio dell’impresa privata alla quale è devoluto il compito di realizzare la rivoluzione tecnologica idonea.
Certamente l’industria ha fatto molti progressi abbassando i consumi energetici di auto, elettrodomestici, utensili vari. Ad esempio, un grande televisore SONY Bravia con schermo LCD di 102 cm. nel 1997 consumava 185 W l’ora mentre il suo successore nel 2015 con schermo LED ne consumava solo più 50, il consumo essendo stato diviso praticamente per quattro . Effettivamente, ora gli schermi Ultra HD consumano ancora meno ma i produttori hanno inondato il mercato di schermi giganteschi che costano 1000/1500 euro. Il risultato è che l’economia di energia, relativizzata dall’utilizzo di schermi più grandi , viene largamente persa anche dal consumatore che paga carissimo i nuovi apparecchi. Lo stesso procedimento vale per le auto che da un lato con i nuovi tre cilindri da 1200 cc consumano anche solo tre litri di benzina per fare cento chilometri, ma l’industria automobilistica si è ripresa le biglie proponendo, pubblicizzando e vendendo una maggioranza di grandi e costosi SUV pesantissimi e quindi energivori e alimentati a gasolio , il principale emettore di particelle fini ( PM10 e PM2,5) altamente cancerogene.
E così sarà sempre se la transizione ecologica verrà affidata solo all’industria ed alla coscienza dei consumatori. Dandogli il tempo l’industria farà anche della transizione ecologica un bel percorso di crescita e di espansione ulteriore che neutralizzerà i benefici teorici e tecnologici mentre l’arma della pubblicità e l’emulazione piegheranno sempre le fragili convinzioni ecologiche dei consumatori. Ma allora come ottenere la sobrietà necessaria e chi deve farsene carico?
La giornalista di inchiesta Hortense Chauvin ha fatto su questo argomento uno studio approfondito, pubblicato da Reporterre https://reporterre.net, il quotidiano online degli ecosocialisti francesi, il 2 ottobre 2021 sotto il titolo: <<Sobrietà energetica, la soluzione dimenticata>>. Ne proponiamo qualche spunto.
Ma cominciamo con una breve cronistoria dell’ecologia
In primo luogo le allerte scientifiche sul riscaldamento climatico si sono moltiplicate fin dal 1970. Non è quindi per caso che già nel 1972 la Conferenza di Stoccolma dal titolo “Una sola Terra” habbia preso in carico i pericoli crescenti per il pianeta. In quell’occasione il clima fu lasciato da parte perché pare non era ancora certo che la temperatura del pianeta stesse crescendo e solo nel 1997 a Kyoto il problema climatico entrò fragorosamente alla ribalta. Infatti nel 1987 il Protocollo di Montreal aveva evidenziato il problema del buco d’ozono e nel 1988 alla prima conferenza dedicata ai cambiamenti climatici ed alle loro conseguenze si stabili l’eliminazione dai cicli produttivi dei clorofluorocarburi responsabili della riduzione dello strato di ozono. Quella del 1988 detta Conferenza di Toronto, fu la prima nella quale si ragionò sull’ambiente in un’ottica di sviluppo sostenibile, si istituirono l’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate e la Conferenza delle parti (COP) quest’anno giunta alla sua 26° edizione.
La conferenza di Stoccolma del 1972 era nata dopo solo 27 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. Se consideriamo che il boom delle emissioni climalteranti di ogni genere è scoppiato con la grande propulsione industriale agricola e manifatturiera del dopoguerra, in un solo quarto di secolo la presa di coscienza dei danni ambientali e climatici è venuta alla luce prepotentemente. Eppure, 50 anni dopo Stoccolma e dopo 26 COP i governi politici continuano a trascinare i piedi sulla realizzazione della transizione ecologica e questo nonostante i disastri climatici, ambientali, umani ed economici crescenti. Essi credono o comunque sperano solo che le innovazioni tecnologiche siano sufficienti per mitigare il riscaldamento climatico senza portare pregiudizio alla crescita economica, al PIL. Missione impossibile e grande illusione se non si porrà un freno alla crescita esponenziale dei consumi ed in particolare di quelli energetici.
“Se la parola decrescita è rigettata in blocco da tutte le parti perché viene percepita come un ritorno al Medioevo, il concetto di sobrietà che fin dall’antichità era associato al benessere ed alla saggezza, sta ritornando in auge. La sobrietà è l’antitesi dell’ebrezza della società della sovrabbondanza e del super consumo. Si tratta in pratica di ridurre i nostri consumi, quelli energetici in primis quelli energetici attraverso un cambiamento profondo dei nostri comportamenti e dei nostri modi di vita. È un percorso individuale e collettivo nel senso che rimette in causa le nostre abitudini di consumo, quelle che strutturano oggi le nostre società industrializzate. Lo ha descritto Luc Semal in Sobrietà energetica-Costrizioni materiali, equità sociale e prospettive istituzionali. “Liberandoci dai desideri superflui, noi limiteremmo la pressione che noi esercitiamo sul clima, sull’ambiente e sul vivente”.
“Inutile dire che questo invito si rivolge a chi consuma troppo e che può ridurre i suoi consumi, tenendo ben presente che miliardi di persone hanno ancora dei consumi irrisori ed indecenti in tutte le contrade del mondo, anche nei paesi occidentali altamente sviluppati”.
In questo senso, come scrive Barbara Nicoloso autrice del libro Piccolo trattato della sobrietà energetica: “la sobrietà è un affare di equità sociale e richiede che chi consuma troppo finisca di farlo per permettere a chi ne ha bisogno di poter soddisfare i propri bisogni essenziali. Bisogna pensare l’energia come una sorgente vitale che deve essere accessibile all’insieme della popolazione”.
D’altronde Barbara Nicoloso è impegnatissima su questo fronte fin dal 2006 attraverso la sua Associazione Virage Energie www.virage-energie.org che propone alle comunità del Nord francese dove vive ed insegna:” delle piste di azione e degli strumenti di sensibilizzazione e di aiuto alla decisione pubblica per una transizione verso un modello di società sobria in energia ed in risorse naturali, in una logica di adattamento e di anticipazione del cambiamento climatico”.
Volontarismo individuale e misure collettive
Anche se è fondamentale non sarà il volontarismo individuale a farci imboccare la via della sobrietà. Ad ogni angolo, tentazioni, pressioni, intoppi, emulazioni ed alibi ci farebbero ritornare sul toboga del consumismo. Servono misure collettive emanate dei governi che canalizzino lo sforzo di ciascuno rendendolo collettivo fino che diventi anche cultura diffusa.
Sempre il servizio di Reporterre cita i suggerimenti operativi dell’ingegnere energetico Thierry Salomon vicepresidente di Negawatt che definisce la sobrietà come una “intelligenza dell’uso”. Egli propone quattro leve per l’economia energetica:
Sobrietà strutturale. Consiste nel riorganizzare le nostre attività e lo spazio in modo da favorire degli usi poco energivori come ridurre la distanza tra abitazioni e luoghi di lavoro, i commerci e le abitazioni.
Sobrietà dimensionale. Tende a ridurre il più possibile la taglia dei nostri mezzi ed utensili. Fare le spese con un SUV che pesa milleottocento chilogrammi per andare a caricarne cinquanta è un controsenso non indispensabile. La sobrietà d’uso, essa, invita a moderare il nostro utilizzo di tali mezzi come spegnere i tabelloni pubblicitari, limitare la velocità sulla strada, riparare il telefono invece di sostituirlo. E infine la sobrietà conviviale che implica la mutualizzazione dei mezzi ed attrezzi e del loro utilizzo.
Sobrietà d’utilizzo. Invita a moderare il nostro utilizzo di strumenti che consumano energia, come spegnere i tabelloni pubblicitari,limitare la velocità su strada,, riparare il telefono invece di sostituirlo.
Sobrietà conviviale. Implica la mutualizzazione dell’acquisto dei mezzi e degli atrezzi , del loro utilizzo e della loro manutenzione.
Efficienza energetica e sobrietà
“L’economia di energia non dovrebbe essere confusa con l’efficienza energetica che è l’appannaggio dei progressi tecnologici. Nel caso dell’efficienza energetica i modelli di produzione non cambiano mentre la sobrietà li rimette in discussione.
Un esempio.
Un comune che cambia le luci pubbliche passando dall’incandescenza al LED migliora l’efficienza della sua illuminazione pubblica riducendone il costo. La sobrietà implica invece un passaggio in più, come la scelta di spegnere le luci durante le ore notturne meno frequentate. Certo nessun cittadino contesterà il passaggio ai LED ma pochi saranno contenti di sapere che le loro vie diventano buie ad una certa ora, invocando motivi di sicurezza.
Ecco, cambiare le lampade non richiede sforzi mentre la sobrietà richiede la messa in discussione dei nostri modi di vita individuali e collettivi” come osserva Patrick Behm, direttore generale di Enercoop, cooperativa nata nel 2005 per sviluppare le energie rinnovabili collegando produttori e consumatori.
E’ proprio la reticenza davanti ai necessari cambiamenti dei modi di vita il primo elemento che inibisce l’azione in quella direzione dei poteri politici. Ne sa qualcosa Emmanuel Macron che ha scatenato il duro movimento dei Gilets Jaunes, quando all’inizio del suo mandato aveva deciso di abbassare a 110 Km la velocità massima consentita sulle autostrade e di tassare il carburante diesel per estrarre fondi da investire nella messa a punto delle energie rinnovabili. In sostanza qualunque politico che intende essere rieletto non prenderà mai grandi iniziative impopolari sopratutto se chiamassero anche in causa l’industria dalla quale i politici ricevono copiose sponsorizzazioni. Con la stessa logica l’opposizione alla sobrietà arriva sovente anche dai sindacati.
Speriamo che almeno stavolta “lo chieda“ l’UE con buona pace dei sovranisti di ogni contrada perché senza una svolta sobria tirata dall’alto non vi saranno mai probanti risultati. Lo puntualizza anche Anne Bringault coordinatrice delle operazioni presso il RAC (Réseau Action Climat):” La sobrietà è sovente presentata come un cambiamento dei modi di consumo acquisibili solamente grazie all’educazione ed alla sensibilità dei cittadini mentre servirebbe in parallelo un’azione forte dei poteri pubblici in favore della sobrietà stessa”.
Sì, qualche invito ai cittadini a moderare la velocità, ad abbassare il riscaldamento in casa, a spegnere le luci nelle stanze e nei passaggi, a passare alle lampade a Led i governi ogni tanto lo fanno e lo fanno anche EDF o Enel con alcuni loro spot pubblicitari. In realtà invece nessun freno, nessun impegno è richiesto ad esempio all’agricoltura industrializzata o alle costruzioni di ogni genere, anzi ci si preoccupa piuttosto di poter garantire, sostenere ed aumentare la produzione di cemento e di acciaio. Questo vale anche per il settore dei trasporti dove lo sforzo per favorire il ricambio in elettrico delle auto private non è assolutamente compensato da un adeguato rinforzo delle reti di trasporto pubblico e della loro elettrificazione. Eppure, in fin dei conti, è un settore ad alto potenziale di risparmio energetico.
E’ del tutto inutile invitare i cittadini a usare di più la bicicletta, ma se essi non trovano piste ciclabili protette e pulite non rischieranno la pelle ed i polmoni a fare lo slalom nel traffico cittadino, magari portando i figli a scuola. Se la coscienza e la buona volontà dei cittadini non è incentivata dalle strutture pubbliche non si andrà lontano nemmeno con la sobrietà individuale. E gli esempi sono infiniti. Come chiedere alle persone di spegnere il televisore e andare a letto in anticipo se un film di un’ora e mezza o un talk show politico durano tre ore perché ogni dieci minuti vengono spezzati da dieci minuti di pubblicità? E questo accade pure nel servizio pubblico nonostante che si paghi il canone.
Tutto questo sforzo di sobrietà pubblico e privato, in definitiva, è la strettoia indispensabile per poter eliminare in tempi brevi le centrali elettriche a carbone, quelle a gasolio, quelle a gas e quelle nucleari. Ora che la tassonomia europea rischia di incentivare gas e nucleare per soddisfare i bisogni di francesi e tedeschi,la sobrietà dei consumi energetici è più che mai indispensabile per poter, invece, rimpiazzarle con sicurezza e continuità di servizio con le fonti energetiche ecocompatibili. Detto in altri termini, vivere più sobriamente per vivere tutti meglio: il vivente ed il pianeta.