Laura Cima: Una politica che cambia il mondo a partire dall’esperienza delle donne
Una politica che cambia il mondo a partire dall’esperienza delle donne
Laura Cima
A Bologna abbiamo provato a confrontarci fuori dagli schemi. A capire cosa significa tentare di autorappresentarci per frenare la barbarie che ci sovrasta da ogni parte. La corruzione e le violenze che ci soffocano. Ci siamo fatti più domande per risvegliare la nostra intelligenza collettiva e liberarci da certezze e ripetizioni frustranti ed imbarazzanti. Per camminare verso l’utopia di un altro mondo possibile qui, ora, sul nostro pianeta, sparigliando i poteri forti che invadono e mercificano, vogliono governare ogni aspetto della nostra vita, si impossessano di tutte le risorse a partire dal corpo delle donne. ” Mai come ora la sfida dell’umanità avviene attorno alla differenza femminile. Luogo e simbolo di ogni conflitto e disuguaglianza” Dossier l’Espresso 7/1/16.
Mai come ora nascita e morte sono le direzioni verso cui viene sospinta dalla politica l’umanità. Simbolico Obama che piange durante il suo discorso per limitare la vendita delle armi, il cui possesso la costituzione americana, interpretata da una sentenza della Corte suprema del 2008, considera come diritto individuale per preservare libertà, tanto quanto il voto. Simbolica l’annunciatrice in rosa che inneggia alla grande potenza del dittatore nordcoreano pazzo che ha fatto esplodere l’ultima bomba nucleare provocando un terremoto e paura in tutto il mondo. Ma non occorrono bombe nucleari: per diffondere il terrore bastano i coltelli dei tagliagole, i mitra sulla folla inerme, mille mani su cento corpi femminili la notte di capodanno, i picconi che distruggono Palmira, i barconi che affondano, il filo spinato che blocca il tuo esodo, la banca che ti ruba in una notte i risparmi di una vita, la tua fabbrica che chiude mentre sei in ferie a Natale, cinque donne, incinte come te,che muoiono di parto con i figli, o le centinaia uccise dal compagno di vita, dal figlio, dal padre.
Dove sono sono finiti i simboli di vita, di speranza, di dignità, di civiltà? Quelli che ti emozionano e ti appassionano?Un seme che germoglia, un fiore che si schiude, la neve che imbianca finalmente il grigio dello smog, una musica nostalgica, un libro che ti scuote, una carezza e un abbraccio, le fusa del tuo gatto, una parola che ti valorizza ed un sorriso, una lotta vinta, un obiettivo raggiunto, il sole che ti scalda in un giorno freddo, tuo nipote che ti da la sua manina, il profumo del cibo che cucini. Le donne custodiscono da sempre la vita mentre gli uomini preparano la guerra. Ora è tempo che insieme facciamo tutto ciò che siamo capaci per ritrovarli questi simboli perché è urgente renderli visibili a tutte e a tutti. Non abbiamo più linguaggi maschili prescrittivi in cui credere, suonano ridicoli e portano distruzione e confusione. Soprattutto il linguaggio politico e quello religioso. ” Il femminile, come la poesia, è essenzialmente contro la religione. Perché la religione è una risposta, mentre la poesia è una domanda e come tale, sta agli antipodi del potere. In questo senso c’è una forte affinità tra poesia e femminilità” Violenza e Islam, Adonis. Contro gli stupri “Til it happens to you” di lady Gaga e contro i femminicidi ” La signora del quinto piano” di Carmen Consoli sono una denuncia più forte, come i dialoghi della vagina e i balli di Eve Enser e le scarpe al posto delle persone uccise. La pratica femminista nei centri antiviolenza, non considerata dal governo, più rispettosa (blocchiamo qualunque codice rosa che può rappresentare una ulteriore violenza). Mi è stato chiesto espressamente da un relatore di esprimermi sui fatti di Colonia: non ho ancora sufficienti informazioni ma quello che so per certo è che continua in ogni luogo e da sempre la pratica maschile di violare corpi di donne, anche di bambine, fino al femminicidio, nel 90% dei casi per mano di chi è più vicino (compagno, padre, fratello figlio). Questi avvenimenti che sono stati denunciati e assumono una violenza di massa ai danni delle donne, confermano la centralità della questione, la sua attualità e politicità e impone agli uomini innanzitutto di parlarne. Perché lo stupro, i femminicidi, le molestie e le violenze sono un problema maschile che non è più tollerabile da nessuna società e gli uomini, devono contrastarlo in ogni momento, innanzitutto con il pensiero e con l’esempio, con i gesti, gli atteggiamenti e il linguaggio, mettendo in discussione la loro sessualità e i retaggi del patriarcato.
Il contesto in cui ci muoviamo è quello liquido e mercificato, artificiale e virtuale, di cui ho parlato a Genova e in un post di qualche tempo fa riprendendo Zygmunt Bauman. L’ultima frontiera del neo liberismo ha molte armi per annientare chi lo contrasta e molta capacità di presentarsi come un unico blocco di potere. Per questo è così difficile opporsi costruendo alternative sociali e politiche. Soprattutto per noi che cerchiamo un’alternativa di sistema, non solo di governo. Per questo la nostra sfida sta nell’unire tutto quello che vive e si muove, che si indigna e occupa spazi sani, difendendoli dalla cementificazione, dall’inquinamento, dalla distruzione, dalle malattie e dalla morte indotte da chi non vuole smettere di guadagnarci: la lobby delle armi, i petrolieri,i politici corrotti, gli sfruttatori le mafie che vendono droga, sesso, voti e via di fuga dall’inferno all’inferno ai rifugiati. Quali sono i nostri nemici nel nostro territorio, cosa stiamo facendo per bloccarli, quando e come abbiamo segnato punti a nostro favore? La nostra costituzione, la democrazia, le istituzioni repubblicane sono da applicare e difendere? Il massiccio ricorso al non voto e il populismo, che purtroppo sono entrambi funzionali a chi governa, possiamo contrastarli solo se si profila un’opposizione e un’alternativa credibile nelle visioni ed idee, come nei metodi e nell’organizzazione.
Ho scritto qualche tempo fa che una testa un’idea per me è più importante, in questa situazione, di una testa un voto. Lo dicevo partendo dalla mia esperienza politica e femminista. Abbiamo cambiato inventando, facendo i girotondi, riconoscendoci l’una con l’altra e fidandoci reciprocamente, siamo riuscite a distruggere un sistema di potere bloccato come quello del patriarcato mentre gli uomini tentavano di democratizzare il potere tagliandoci fuori. Abbiamo attraversato il nazifascismo e lo stalinismo e due guerre mondiali. Nelle nostre riunioni non abbiamo quasi mai dovuto ricorrere al voto ma ottenerlo ci ha fatte cittadine che iniziavano la più riuscita rivoluzione del novecento senza spargimento di sangue. Per questo accetto la correzione maschile che mi è stata proposta: una testa, un’idea, un voto. Ma solo se la relazione politica, il rapporto di fiducia, la capacità di contare insieme ci valorizza tutte e tutti. Nessuna e nessuno di noi può disperdere più energie in inutili battaglie contro i mulini a vento e tutte le possibilità sono aperte se ci liberiamo dalle organizzazioni piramidali, dalle deleghe, e innoviamo il concetto di rappresentanza facendoci tutti protagonisti. La storia delle donne, regolamente cancellata dai tempi delle grandi dee, ancora rivive nelle organizzazioni matriarcali che sopravvivono in tutti i continenti e le cui tracce Marija Gimbutas ha pazientemente raccolto e interpretato, ci parlano di economia del dono, di portare ” la vita con la legge dell’amore” come ricordano i versi del canto alla dea Ishtar. E rivive nel corpo e nell’esperienza di ogni donna che incontriamo nelle mille associazioni di volontariato che reggono la nostra società, nel lavoro di cura non pagato.
Si sono svolti, come avete letto, https://www.primalepersone.eu/cms/?q=node%2F2 quattro tavoli di confronto nel world cafè su cui hanno ruotato i partecipanti: conversione ecologica dell’economia, democrazia costituzionale e diritti, scuola e formazione, come riformare la politica partendo dal basso. Dalla politica e dall’esperienza delle donne, dalle loro lotte di liberazione si possono trarre molte idee per ogni tavolo, ma è proprio sull’ultimo, quello più difficile e complesso, su cui si gioca la sfida più importante, che non possiamo mancare.
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