La democrazia digitale. L’assemblea permanente e Liquid Feedback

La democrazia ha molte sfaccettature e come per il resto della nostra società le sfumature sono pressoché infinite.

Probabilmente la democrazia non è la miglior forma di governo se non di quelle sino ad ora sperimentate.

Tralasciando le attuali democrazie più o meno in crisi possiamo analizzare quale potrebbe essere una democrazia digitale.

Innanzi tutto la Rete è basata sulla condivisione, è nata per la condivisione e si scontra con i tentativi e le tendenze alla proprietà privata, lo stesso copyright e, più in generale, i brevetti sono perennemente messi in discussione sulla Rete proprio per il principio fondamentale della condivisione e parità fra i nodi.

In questa epoca in cui la proprietà privata è sacra la Rete si pone in contrapposizione sconvolgendo il comune sentire, immaginare che il bene comune si fondi sulla condivisione è alquanto sconvolgente e ostico da digerire, da comprendere e adottare come base sociale di convivenza.

Immaginare di condividere il proprio sapere senza la garanzia di un vantaggio personale è lontano dalle aspirazioni che pervadono il cittadino comune.

Gli sconvolgimenti climatici dovuti allo sfruttamento delle risorse naturali sta insinuando nella mentalità corrente che forse non è il benessere e il vantaggio individuale l’obiettivo da perseguire nella vita e che il bene comune è forse la base sulla quale si può costruire una società meno predatrice e più attenta al futuro.

L’avvicinarsi del punto di non ritorno per la sopravvivenza della razza umana ha risvegliato nella coscienza collettiva la responsabilità individuale, il senso di appartenenza ad un unicum che solo come tale può avere un futuro.

In una democrazia sono fondamentali i partiti/associazioni libere fra cittadini ed è fondamentale che al loro interno vi sia la massima democrazia affinché la si possa praticare anche nell’intera società.

Non fa parte di questo trattato l’approfondimento del degrado nella nostra democrazia dei partiti e dell’intreccio fra gli stessi, le istituzioni di controllo, la finanza e l’interesse privato, difficile scendere più in basso senza scadere nel totalitarismo, nomenclatura e quanto di peggio possa capitare ad una Nazione.

Opinione di molti costituzionalisti è che ci troviamo sull’orlo di un baratro non diverso da quelli in cui siamo già precipitati e che solo rivoluzioni, guerre e devastazioni hanno permesso di superare.

Attraverso una profonda revisione dei partiti passa la possibilità di ripristinare la sovranità del Popolo come dichiarato nella Carta Fondamentale della nostra Nazione cioè la Costituzione della Repubblica Italiana.

Una moderna coscienza dovrebbe stimolare l’interesse individuale alla politica, alla costruzione di una società in cui si correggano gli attuali difetti artatamente sviluppati, nel tempo, per interessi partitici se non privati.

La commistione fra partiti e finanza, finalizzata al potere, ha indubbiamente incentivato corruzione, collusione e malaffare.

Lo stesso concetto di trasparenza oltre che questione di onestà è anche questione di abuso di potere in quanto è con i denari dei cittadini che la Pubblica Amministrazione svolge il suo compito, è quindi un diritto inalienabile conoscere quello che gli amministratore fanno e disfano ancor prima che questo avvenga.

Si tratta quindi di impegnarsi in prima persona, non importa il background di ciascuno ma anzi è un arricchimento perché l’intelligenza collettiva possa emergere e sviluppare soluzioni idonee al bene comune.

Il bene comune implica il coinvolgimento di ciascuno e ciascuno dovrebbe potersi esprimere e presentare le proprie aspirazioni.

Una specie di assemblea permanente favorita dalla tecnologia dove si possano valutare le idee, i contenuti, le proposte, la sostanza delle cose e non già il carisma del leader.

Uno dei difetti dell’assemblea è l’influenza delle personalità sui contenuti, la creazione di leader che spesso sono preponderanti rispetto ai contenuti, i “trascinatori di folle” che spesso le trascinano nei baratri.

In assemblea è chi pone le domande e come le pone che influenza l’andamento e l’esito quindi è necessario che tutti abbiano la stessa possibilità di porre domande e di fornire risposte solo così si sviluppano in modo paritetico proposte condivise.

Nell’assemblea si dovrebbe scindere il contenuto da chi lo propone, valutare la proposta e non il proponente, valutare e confrontare le alternative e far emergere l’intelligenza collettiva senza subire effetti collaterali spesso distorsivi.

Non è possibile individualmente conoscere tutto ma molto, se non tutto, è conosciuto dall’assemblea nel suo complesso quindi la condivisione mette a disposizione del singolo il tutto, l’intelligenza collettiva è appunto secondo Pierre Lévy «distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale e porta a una mobilitazione effettiva delle competenze. È inventiva estetica ed economia di qualità umane; è multidimensionale e multisensuale, legata al corpo e alla terra; tratta di rimaterializzazione e non di smaterializzazione».

Realizzando l’assemblea nel Cyberspazio dall’intelligenza collettiva, secondo Derrick De Kerckhove, si realizza l’intelligenza connettiva che «è la pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in rapporto alle altre all’interno del tempo reale di un’esperienza».

Condizione indispensabile è che tutti indistintamente, nell’assemblea, abbiano le stesse possibilità d’interagire, senza alcuna distinzione affinché anche le negatività possano contribuire in modo paritetico al risultato finale.

Nel Cyberspazio una piattaforma decisionale deve quindi fornire tutte le opportunità di discutere, emendare e valutare in modo paritetico fra i partecipanti, deve altresì prevedere la possibilità di delegare, a chi si ritiene maggiormente informato, e contemporaneamente, la stessa delega, non essere temporizzata per poterla ritirare in qualsiasi momento delegando altri o intervenire direttamente.

La piattaforma decisionale dovrebbe anche permettere il metodo del consenso, che normalmente non funziona con un numero di partecipanti a due cifre, ma grazie all’algoritmo di Schulze, variante del metodo Condorcet, giusti tempi e quorum, è possibile avvicinarsi alla sua applicazione.

L’algoritmo di Schulze, semplificando, mette a confronto le singole proposte in ordine di preferenza per ciascun partecipante e quindi estrapola la proposta maggiormente condivisa da tutti.

La politica dei decisionali più evoluti nel Cyberspazio è quindi improntata alla massima democrazia partecipativa responsabilizzando ogni singolo partecipante nella condivisione della decisione finale.

Molti sono i software che permettono di decidere, dalle mailing-list ai forum e sondaggi.

Si consideri che uno dei decisionali più recenti, evoluti ed espressamente dedicati alla elaborazione democratica è Liquidfeedback, permette:

  • ad ogni partecipante di redigere una proposta che può coautorare;
  • ad ogni partecipante di redigere una proposta alternativa o contraria alla prima;
  • ad ogni partecipante di suggerire emendamenti ad una proposta che a giudizio del primo proponente possono essere o meno accolti;
  • ad ogni partecipante di dare un’ordine di preferenza a ciascuna proposta, dall’approvazione alla disapprovazione mettendo tutte le proposte in ordine di preferenza.

Le proposte passano attraverso quattro step:

  • nuovo
  • discussione
  • verifica
  • votazione

ciascuna proposta deve, nei vari step, superare quorum prestabiliti per eliminare quelle proposte che non interessano la popolazione che frequenta la sezione e l’area dedicata all’argomento trattato dalla proposta.

In fine la votazione che, come abbiamo scritto, si avvale del metodo Schulze confrontando fra loro le preferenze dei votanti per stilare una classifica finale delle proposte.

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