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manifesto Potere al popolo

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(@lucia-ciarmoli)
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Contributo di Piero Muo
Fin dal primo giorno che ho letto ho pensato che ,pur considerando indiscutibili tutti i principi ed i problemi considerati,il mettere in prima linea e singolarmente ogni categoria di persone a problemi non è una tecnica vincente di comunicazione elettorale. In qualche modo chi non fa parte delle categorie richiedenti si sente poco implicato o quasi escluso.
Invece per coinvolgere una massa importante di elettori ha molto più impatto se,mettendo davanti agli occhi di tutti la realtá di un paese globalmente disastroso, si scuote,indegna,responsabilzza alla rivolta ed alla riscossa tutti coloro che,pur non avendo un problema accentuato,sono sensibili alla solidarieta' ed al bene comune.

Riporto qui le prime dieci righe del Manifesto di Potere al Popolo e sotto come le avrei scritte

Abbiamo aspettato troppo... Ora ci candidiamo noi!

Siamo le giovani e i giovani che lavorano a nero, precari, per 800 euro al mese perché ne hanno bisogno, che spesso emigrano per trovare di meglio. Siamo lavoratori e lavoratrici sottoposte ogni giorno a ricatti sempre più pesanti e offensivi per la nostra dignità. Siamo disoccupate, cassaintegrate, esodati. Siamo i pensionati che campano con poco anche se hanno faticato una vita e ora non vedono prospettive per i loro figli. Siamo le donne che lottano contro la violenza maschilie, il patriarcato, le disparità di salario a parità di lavoro. Siamo le persone LGBT discriminate sul lavoro e dalle istituzioni. Siamo pendolari, abitanti delle periferie che lottano con il trasporto pubblico inefficiente e la mancanza di servizi. I malati che aspettano mesi per una visita nella sanità pubblica, perché quella privata non possono permettersela. Gli studenti con le scuole a pezzi a cui questo paese nega un futuro. Siamo le lavoratrici e i lavoratori che producono la ricchezza del paese.

Versione proposta:

Siamo indignati e ribelli! Ora cambieremo tutto

Come non esserlo in un paese dove si osa far lavorare i giovani in nero per 800 euro al mese ,dove essi emigrano per trovare meglio. In un paese dove i lavoratori sono ricattati ed offesi perché altrove ve ne sono di meno pagati e più facilmente sfruttabili. In un paese stracolmo di disoccupati,cassaintegrati,esodati?
In un paese dove, dopo 40 e piú anni di lavoro durissimo i pensionati ricevono una pensione da fame con la quale devono anche sostenere i figli disoccupati e spesso i genitori anziani,malati e malassistiti.
In un paese dove le donne sono spesso discriminate nel salario a paritá di lavoro quando non sono maltrattate,violentate o uccise.In un paese dove le persone LGBT sono derise e discriminate quando cercano casa o lavoro.In un paese dove gli abitanti delle periferie sono abbandonati allo squallore dei luoghi,dei trasporti e dei servizi pubblici e privati.In un paese dove i malati che non hanno i mezzi per accedere alla sanitá privata aspettano mesi per ottenere una visita nella sanità pubblica.In un paese dove gli studenti,con le scuole a pezzi non hanno un futuro.


   
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(@lucia-ciarmoli)
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D'accordo, decisamente d'accordo con Piero. Quanto critica Piero saltava agli occhi ma se all'inizio, era l'appello messo in rete da ex opg, non si poteva cambiarlo, ora riproporlo è sciocco.

Aggiungo che nel marasma generale e nel procedere a tratti giorno per giorno, forse, molto semplicemente non ci si è pensato. Io non avevo più letto nemmeno il manifesto.


   
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(@lucia-ciarmoli)
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da Piero
Evidentemente , Lucia, non si può più cambiare. Anzi non si poteva anche all'inizio del percorso ,perchè l'ex Opg lo ha presentato sorprendentemente ,impacchettato e quindi pre maturato ,dal giorno all'indomani ed ancora grazie dopo il flop del Brancaccio. Si va avanti, ma personalmente non posso esimermi dall'analisi degli avvenimenti sempre nello scopo di fare meglio con l'esperienza.

Penso che non ho passato mai ,da dicembre, una quindicina senza rileggerlo a fini di comprensione , verifica e confronto ( in particolare con il percorso della France Insoumise) . Melanchon affronta ogni giorno la Francia con i suoi Insoumis, come un Napoleone. trionfante e sprezzante ( degagiste) . E' odiato dai nemici ed adorato dai suoi sostenitori in blocco. È riuscito dopo 30 anni che erra, pur ultrasessantenne , a mettere insieme intelligenze, tecniche ,pratiche e linguaggi vincenti ed è ora ripagato copiosamente. Se si analizza il suo percorso da trent'anni ( lui è trotskista e massone) si può dirne di tutti i colori. Ma il suo cercare tra rotture e cambi di rotta, ora paga contanti. Chi è stato immobile ( non voglio dare nomi) ovviamente è stato indietro.
I suoi Insoumis lo sono in blocco e nessuna distinzione di composizioni sociali all'interno è mai messa in avanti. Alla FI ci si iscrive in tre clic , senza carte di identitã, senza rassegnare i proprii titoli di studio o le proprie appartenenze politiche o associative e senza pagare nulla.


   
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(@daniella-ambrosino)
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A me sinceramente il manifesto piace così com'è. E' una presentazione secca, senza retorica, senza toni indignati.
Dice chi siamo, punto e basta, lo dice con fermezza.
Non sono d'accordo che per scuotere servano i toni vibranti.

Il problema di PaP non è, secondo me, di non aver saputo indignare e incitare la gente a ribellarsi. La gente si ribellerebbe ma non sa con chi e non ha fiducia che farlo serva a qualcosa.
Il primo problema è che a molta gente semplicemente non è arrivato il manifesto, così come non sarebbe arrivato nemmeno quello di Piero.
Il secondo e principale problema è che quelli a cui il manifesto è arrivato hanno pensato: questi mi piacciono, ma non hanno la forza di fare quello che vogliono. Non hanno nessuna probabilità di farcela. Sarebbe un voto sprecato.
E questo si può cambiare solo col cambiare i rapporti di forza crescendo poco per volta, non con i proclami.
A questo scopo bisogna investire anche i comunicazione, certo, ma soprattutto - a mio avviso - in solidarietà sociale che conduca a una presa di coscienza politica.

Dio ci scampi comunque dal dover riporre le nostre speranze in un leader indiscusso, chiunque sia.
E iscriversi con tre clic significa anche che ci si disiscrive con un solo clic.


   
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(@pieromuo)
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Penso Daniella che hai torto. Oggi non abbiamo piú le masse operaie tenute assieme da una coscienza di classe del PCI ne le schiere di piccoli proprietari contadini della DC controllati dalla Chiesa. Oggi abbiamo il conglomerato creato dalla Casaleggio Associati via il network omonimo che ha federato la rabbia , abbiamo un classico rassemblamento a destra sempre piu' fascisteggiante e tenuto insieme dallo xenofobismo . Tutto il resto é in fusione costante.
Un partito ,ora, lo si deve costruire con stimoli e tecnica che li guida, controlla e propulsa. Oramai Melanchon é un testimonial faro come Grillo ma la France Insoumise ha in pista molti altri volti nuovi ed incisivi che la sostengono ogni giorno ed ogni dove; Corbiere, Roussin, Garrido...che stimolano , dando loro un sentimento di potenza , gli Insoumis. Melanchon é forzatamente propulsato in prima linea dal sistema presidenziale francese ma ci ha messo 30 anni a portare qualcosa in quota e solo quando ha preso in conto tutti gli ingredienti moderni che permettono di generare nel rassemblamento entusiasmo, orgoglio e fiducia nell'avvenire.
Presentarsi come la zattera dei perdenti é depressivo


   
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(@pieromuo)
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Nessuno , anche il più povero, gradisce di essere stimatizzato come tale. I diritti essendo valori collettivi di una collettività devono essere difesi nel loro insieme , un diritto sostenendo e giustificando l'altro.
Cosa apporterà al malato che reclama servizi ed assistenza se al disoccupato daranno un reddito di cittadinanza e nulla a lui? Si infurierebbe ancora di più ,salvo se a beneficiarne sarà suo figlio. Una forza sociale ed elettorale si costruisce solo con la coscienza e la solidarietà della reciprocità dei diritti, di tutti i diritti.
Ma è tutto chiaro in Potere al Popolo sulle finalità. Ne faccio una questione di approccio , di marketing politico. Una unione di debolezze dichiarate non fà una forza , al massimo fá mal comune è mezzo gaudio e non inquieta nessuno se non è rivoluzionariamente violenta.
Invece una unione di cittadini, indignati e incisivi, che si uniscono con determinazione ed attività visibili e capillari per reclamare un paese diverso ed i diritti irrinunciabili per tutti , crea forza e disturba assai lo status quo.. e coinvolge.


   
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(@pieromuo)
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Ancora più diretto! Analizzo il mio caso personale senza veli!
Se leggo le famose prime dieci righe del Manifesto di Potere al Popolo , non sono contemplato ne coinvolto , anzi mi sento quasi fuori soggetto, quasi respinto .
Perchè ? Tutto sommato ,oggi, non ho nessuno dei problemi delle categorie enumerate. È allora mi tengo fuori e vado in un soggetto di buona coscienza generica come LeU o magari il PD?
No , io cerco un soggetto dove il mio impegno sia ben accetto, ma che sappia captarlo, coinvolgerlo e sostenerlo dandomi sempre coscienza dell'accettazione dei sacrifici che dovrô fare per ,ripartire con gli altri.
Break!


   
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(@daniella-ambrosino)
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Secondo te Presentarsi come la zattera dei perdenti è depressivo:
ma secondo me l'indignazione è ancora più depressiva, e depressivi al sommo, in quanto inaffidabili, sono
i proclami :
"Che vergogna! Adesso arriviamo noi e cambiamo tutto!", in un Paese cinico come il nostro e saturo di accuse reciproche e promesse mirabolanti.

Da noi gli Indignados non hanno attecchito minimamente, li ho seguiti molto bene da quando
erano esplosi in Spagna e si tentava di fare lo stesso in Italia. Se mai ha funzionato la beffa
e lo sputtanamento alla Grillo.
Inoltre, arriviamo noi chi? Un'armata di cavalieri del bene contro il male, ribelli per senso di giustizia,
in difesa di oppressi impotenti?
O non piuttosto dei perdenti che hanno deciso di non subire più? ( l'insubordinazione, appunto,
in prima persona).
E allora eccoci tornati alla presentazione iniziale che a tuo avviso era depressiva.

A me sembra molto antidepressivo, invece, trovare finalmente dei perdenti abbiano deciso di alzare la testa.
Tutt'altra cosa che una zattera di perdenti alla deriva: una folla di persone decise, che non si faranno
infinocchiare da promesse illusorie perché vivono il dramma sulla propria pelle.
Allora sì, se i perdenti rialzano la testa in prima persona e si uniscono tra loro, c'è speranza di rovesciare
il sistema, e anche chi non è toccato personalmente dai loro problemi trae speranza per affiancarli
e sostenere la loro lotta.

Quindi: certo che bisogna trasmettere un sentimento di forza, di "insieme ce la possiamo fare",
e certo che questo si può stimolare anche con opportune tecniche di comunicazione.

Ma il nocciolo della questione da comunicare è che la speranza sta in noi; anche se adesso non contiamo niente siamo maggioranza se uniamo le nostre forze e smettiamo di subire.


   
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(@pieromuo)
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Grillo o Salvini , federando la rabbia, hanno preso una marea di voti di poveri,disoccupati,esodati , pensionati scontenti.Ora ovviamente dovranno dare loro soddisfazione sufficiente. In cosa un movimento /partito che si fonda copiosamente solo su organizzazione comunista e lotta di classe,concetti ,metodi e discorsi che li ha visti sparire potrebbe essere piú credibile e votato ora e domani con quasi gli stessi simboli, gli stessi metodi, la stessa organizzazione e gli stessi linguaggi?

Ne tiro le conclusioni che se non riesce ad esprimere ed a convogliare sdegno e collera è molto snaturato, annaquato o allora composto da comunisti solo piú per romanticismo o per routine.


   
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(@lucia-ciarmoli)
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Daniella e Piero,
vi sto leggendo con molto interesse. Il confronto che sta venendo fuori è decisamente stimolante.
Lo so, è banale ma l'unico pensiero che gira in testa è che siano necessari in realtà entrambi gli aspetti.
Domani rileggo 🙂


   
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(@matteo-keplero)
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Ciao Sono d'accordo con Piero che il Manifesto di PaP non è credibile ed efficace. D'altro canto l'indignazione (che in Italia abbonda) è la più piccoloborghese delle emozioni.. e infatti ha fatto breccia con il 5 Stelle.   https://www.amazon.it/Indignazione-psicologia-della-classe-media/dp/8876982515
L'indignazione è una illusione tradita, è pensare di vivere in un paese giusto e scoprire che non è così.  Aver pensato fino a ieri che il mercato premia i più capaci e scoprire che non è così. Aver pensato che, in quanto italiani, saremmo stati garantiti nei nostri standard di vita e scoprire che un immigrato può avere più successo.
E' un voler rimettere le cose a posto in una illusoria interpretazione della realtà, pensando che votare e eleggere dei rappresentanti possa funzionare.
Potere al Popolo non è immune da questa illusione tradita.
Il problema, a mio parere non è che questa indignazione ce ne sia poca, bensì troppa.

1) L'identificazione
Identificarsi con i poveri, i precari, con chi non arriva a fine mese, non piace a nessuno, nemmeno ai poveri.
Viola, Saso, Francesca Fornario, Marina Boscaino, Cremaschi, Acerbo, non parlano il linguaggio dei poveri e a occhio e croce li frequentano anche poco. Quindi il Manifesto è insincero o sono stati scelti leader sbagliati.
"Ci impegniamo ogni giorno, organizzandoci in comitati, associazioni, centri sociali, partiti e sindacati, nei quartieri, nelle piazze o sui posti di lavoro, per contrastare la disumanità dei nostri tempi, il cinismo del profitto e della rendita, le discriminazioni di ogni tipo, lo svuotamento della democrazia."

Queste persone che si impegnano ogni giorno, ci si rivogle dunque ai "militanti", non al popolo, sono maggioritariamente piccoloborghesi e a volte anche borghesi veri. Chi ha veramente quei problemi di sopravvivanza (sono milioni e ne conosco diversi) non fa assolutamente politica, disprezza chi la fa, e non rappresenta nessuna lotta. I militanti sono lo 0,01 % della popolazione e non è detto che siano portatori di una idea del futuro adeguata alla realtà. A questi si rivolge il manifesto di Potere al Popolo.

2) Il programma
Il programma rappresenta la pia illusione che si possa tornare ad un "prima" idealizzato (circa pre 1991) quando il muro di Berlino era ancora in piedi.
E' pieno di "abolire", "ripristinare":
"Per questo lottiamo per:
   la cancellazione del Jobs Act, della legge Fornero sul lavoro, e di tutte le leggi che negano il diritto ad un lavoro stabile e sicuro;
   la cancellazione delle principali forme di lavoro diverse dal contratto a tempo indeterminato, a partire dal contratto a termine “acausale” e dai voucher;
   la messa fuori legge del lavoro gratuito, a qualsiasi titolo prestato;
   il contrasto effettivo al caporalato, alle moderne forme di schiavismo, al lavoro nero o “grigio”;
   la cancellazione dell’articolo 8 della legge 148/2011 – che dà alla contrattazione aziendale la possibilità di derogare in senso peggiorativo rispetto al contratto nazionale e alle leggi – e del cosiddetto Collegato Lavoro;
   l’abolizione degli Ordini professionali, l’introduzione di un compenso equo ed esigibile per le lavoratrici e i lavoratori autonomi, e l’estensione ad essi degli ammortizzatori sociali previsti per il lavoro dipendente;
   il ripristino dell’originario articolo 18 e la sua estensione alle imprese con meno di 15 dipendenti;
   il ripristino della scala mobile;
   la fine delle discriminazioni di genere e della disparità salariale;
   misure incisive per la sicurezza sul lavoro, aumentando fondi e risorse per i controlli;
   la difesa e il recupero di un reale diritto di sciopero, attraverso la modifica della l. 146/90;"

3) La forma di lotta:  Totale scollamento dalla realtà e velleitarismo puro. Si vuole trasformare un sistema economico e sociale con la solidarietà.

"mutualismo e solidarietà non sono semplicemente un modo per rendere un servizio, ma una forma di organizzazione della resistenza all’attacco dei ricchi e potenti; un metodo per dimostrare nella pratica che è possibile, con poco, ottenere ciò che ci negano (salute, istruzione, sport, cultura); una forma per rispondere, con la solidarietà, lo scambio e la condivisione, al razzismo, alla paura e alla sfiducia che altrimenti rischiano di dilagare.
Le reti solidali e di mutualismo sono soprattutto una scuola di autorganizzazione delle masse, attraverso la quale è possibile fare inchiesta sociale, individuare i bisogni reali, elaborare collettivamente soluzioni, organizzare percorsi di lotta, controllare dal basso sprechi di denaro pubblico e corruzione."

Tutti noi, intendo quel 90% che con la crisi non si è arricchito, quel 50% che ha solo il 9% della ricchezza, siamo la platea di riferimento di Potere al Popolo. Ci siamo aggrappati a questa possibilità, ma quanti di noi si riconoscono veramente, individualmente, in questo manifesto e programma? Ve lo dico, Io no. Sono una sequela di desideri, che anche se venissero esauditi tutti da maga Magò, saremmo al punto di prima, prechè la critica del sistema di produzione e distribuzione della ricchezza è moralista. Si appoggia su sentimenti antimoderni di cattolicesimo sociale, non su una analisi scientifica del capitalismo neoliberale.

Quindi, a mio parere, questi documenti, scritti nella fretta di presentarsi alle elezioni, con l'intento di aggregare le sigle che stavano conflittualmente assieme, sono del tutto insufficienti e vanno riscritti da capo, possibilmente in modo collettivo e partecipato, rivolgendoci alla platea del 90% della popolazione, italiana e straniera.
Dovremmo superare ciò che è oggi la militanza identitaria, come soggetto politico e sociale, cercando di raccogliere un attivismo diffuso attorno ad analisi della realtà, che siano premessa di una idea di futuro auspicabile.


   
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(@pieromuo)
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Matteo, non posso che condividere. Ora, come hai scritto, vi è stata la necessitá della fretta, ma essa si è appoggiata su una cultura assai consolidata e poco permeabile a nuove visioni.Sará molto difficile apportare cambiamenti anzi anche solo poterli proporre e discutere.


   
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(@daniella-ambrosino)
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citazione da Piero:
In cosa un movimento /partito che si fonda copiosamente solo su organizzazione comunista e lotta di classe,concetti ,metodi e discorsi che li ha visti sparire potrebbe essere piú credibile e votato ora e domani con quasi gli stessi simboli, gli stessi metodi, la stessa organizzazione e gli stessi linguaggi?

Ma certo che non può avere gli stessi simboli, gli stessi metodi, la stessa organizzazione e gli stessi linguaggi!
Stiamo appunto cercando di cambiare il modello organizzativo e grazieadio non abbiamo più falceemartello.
Dobbiamo appunto cambiare i linguaggi ma non punterei sull'indignazione. In questo ha molta ragione Matteo.


   
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(@pieromuo)
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Indignazione certo non è sufficiente . Poi quando si è al potere tutto cambia repentinamente. Anche gli incazzatissimi grillini hanno già cambiato approccio da quando " governano" apprestandosi ora a gestire freddamente le incazzature degli altri.
Io mi sarei preso diversamente, ma questo riguarda solo la mia percezione che è sempre verificata dall'analisi delle esperienze ,personale o proveniente da altri. Ve ne sono altre strade che sono sempre disposto a plaudire se avranno successo ,in primis il percorso Palp.
Però ...... riprendendo l'appunto di Guido Viale a proposito del lancio di Volere la luna : se tante belle iniziative sono fallite in cosí pochi anni è più giusto girare pagina con indifferenza o superiorità o cercare ed esporre le ragioni dei flop ,che ci sono forzartamente?


   
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(@daniella-ambrosino)
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Ho già risposto: mai voltare pagina senza cercare le ragioni del flop.
Tuttavia nei confronti PaP, le ragioni della scarsa affermazione a mio avviso non stanno nei linguaggi adottati, che pure vanno senz'altro migliorati se si vuole crescere; ma sono già molto distanti dal politichese burocratico - ed è già molto. Stanno principalmente nella difficoltà di avere accesso ai media e soprattutto nel fatto che essendo una formazione debole e sconosciuta non dava nessun affidamento di poter fare davvero ciò che annunciava, qualunque cosa annunciasse ( il solito "voto utile").
Quindi potevi cambiare il manifesto come ti pareva, il flop - che poi non è proprio un flop, considerata la situazione - ci sarebbe stato comunque.


   
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