domenica 10 gennaio

Il dibattito del 10 Gennaio – BOLOGNA
Dalla rappresentanza politica all’auto-rappresentanza del mondo sociale 9­10 gennaio 2016

 

Antonella Leto – Sicilia ­ Forum acqua ­ Introduzione

Prima le Persone (PLP) è nata il 29 marzo 2014, dopo la decisione di alcuni gruppi di uscire da L’Altra Europa con Tsipras (AET), con l’dea di cercare un percorso alternativo verso la costruzione di una forza che faccia argine ai disastri che abbiamo di fronte attraverso l’autorappresentanza dei movimenti.
Lo statuto di PLP ha una funzione di servizio ed è necessario alla funzionalità di Liquid Feedback (LQF), la piattaforma informatica che abbiamo adottato quale strumento decisionale. Sara da integrare ed è indirizzato alla costruzione di uno spazio entro cui tutti possano portare le proprie idee in maniera creativa, evitando di entrare nel solco disastroso dei tavoli della sinistra.
Il nostro obiettivo è creare uno spazio sociale e politico per rappresentare le istanze che noi stessi portiamo avanti sui territori. La conversione ecologica è al centro dei nostri interessi. Dobbiamo costruire la controinformazione per riconquistare all’attenzione ed alla passione politica chi si è allontanato, attraverso un lavoro culturale collettivo. La battaglia è epocale e globale ma deve essere combattuta per poter continuare a coltivare e far rinascere la speranza.
L’aderenza al territorio deve restare la nostra caratteristica per far avanzare le lotte e renderle virali declinandole regione per regione. Abbiamo bisogno di una rivoluzione che parta da noi stessi.
Facciamo una sperimentazione, entrando in un campo che nessuno ancora conosce, partendo dall’analisi della fase e delle prospettive.
Noi dobbiamo far si che i movimenti di persone con la loro diversità diventi una ricchezza. Perché Schengen viene messo in discussione, in nome della lotta al terrorismo, mentre la circolazione delle merci resta libera?
Proviamo a mettere davanti gli interessi delle persone e delle generazioni future, facendo nascere qualcosa che vada oltre l’appartenenza di ciascuno.

Roberta Radich – Vicenza ­ ad integrazione

Il vecchio modo di fare politica è ormai irrecuperabile e noi non abbiamo alternativa. Diamo un input diverso con tempi che non sono definibili. Dobbiamo arrivare ad un soggetto politico che nasca dal basso con un percorso che dobbiamo individuare metodologicamente, ma che sia una forma aperta ed in grado di modificarsi adattandosi alle esigenze del momento, capace di catalizzare azione politica e non di proporsi come ulteriore sigla e bandiera.

Gian Luigi Ago – La Spezia ad integrazione

Puntiamo all’autorappresentanza e ad eliminare lo stacco tra elettori e ceto politico anche attraverso sistemi innovativi senza porci come obiettivo primario gli appuntamenti elettorali. Arriveremo ad un’organizzazione, ma vogliamo che nasca alla fine di un percorso attraverso un incontro tra pari. Intraprendiamo un cammino lasciando la rassicurazione che ci dà ciò che è già conosciuto.

Simonetta Astigiano – L’Altra Liguria

L’Altra Liguria (AL) è nata come comitato territoriale di AET e si è costituita in associazione a

settembre del 2014, quando è risultato evidente che il percorso di AET si sarebbe fermato. Abbiamo partecipato alle elezioni regionali ottenendo un risultato deludente, I motivi sono molti, ma uno di questi è stato certamente la mancanza di un riferimento nazionale. Riferimento che noi dobbiamo costruire ed organizzare a partire da ciò che è presente sui territori, abbiamo necessità di un coordinamento. Dobbiamo far comprendere che siamo in grado di portare avanti battaglie collegate sul territorio nazionale da un filo conduttore che si chiama antineoliberismo, conversione ecologica, Costituzione.

Avere un coordinamento tra gruppi territoriali non significa avere un partito ma semplicemente poterci presentare con un’idea univoca di governo del paese, perché è ormai chiaro a tutti che siamo condizionati da organismi superiori sempre più verticistici. Comuni e Regioni conteranno sempre meno. Abbiamo bisogno di una forza in grado di dare rappresentanza nazionale ed europea, diversamente non saremo credibili in quanto non offriremo alcuna prospettiva.

LQF può essere uno strumento che facilita questo processo di coordinamento, facilitando la comunicazione a distanza, ma perché possa funzionare come spazio di autorappresentanza deve diventare uno strumento di massa. Dobbiamo spingere verso quell’obiettivo, ma se non ci muoviamo verso un’organizzazione con obiettivi ed identità precise resteremo nell’indeterminatezza e nella irriconoscibilità.

Se le elezioni non possono essere l’unico obiettivo non possiamo neanche far finta che non esista o che ci facciano schifo, perché è nelle istituzioni che si muovono le leve del cambiamento, e so vogliamo dare un speranza e consentire l’autorappresentanza dei movimenti dobbiamo essere in grado di muoverle. Per questo però non abbiamo 10 anni, allora sarà troppo tardi, dobbiamo essere in grado di dire qualcosa per le elezioni del 2018. PROPOSTE (elencate dopo da Carmelita Guarrera).

· Teniamo aperti e funzionanti tutti i tavoli di lavoro mettendo in comunicazione i partecipanti attraverso mailing list e LQF, stimoliamo l’operatività.

· Organizziamo un coordinamento tra Regioni, alcune lotte sono le stesse ovunque. La sanità si sta privatizzando ovunque.

· PLP – Assemblea Permanente si ponga come collettore dei materiali e delle proposte dei gruppi territoriali per costruire un’azione politica coordinata, nazionale ed Europea.

· Organizziamo un incontro dei comitati territoriali.

Carmelo Nucera ­ L’Altra Calabria

Il nostro statuto prevede l’articolazione territoriale del nostro movimento da organizzare entro un anno, dobbiamo metterla insieme oggi. Definiamo il funzionamento e gli aspetti politici. La nostra priorità deve essere l’emergenza climatica ed i territori si devono misurare per declinarla scendendo nel concreto delle azioni necessarie.
Per costruire convergenza tra tante realtà partiamo da referendum contro le riforme costituzionali.

Marco Deligia – L’Altra Sardegna (Testo allegato)

Avanziamo le nostre proposte in continuità con il seminario del 3 dicembre a Genova. L’Associazione PLP che sia di riferimento per una nuova soggettività politica attraverso la

realizzazione di una rete che dia gambe ai territori. Dobbiamo mettere le lotte e le azioni a fattore comune.
Abbiamo bisogno di un canale web, con una piattaforma informatica che sia facile da usare ed accattivante.

Bene la proposta di costruire un giornale online.
Il lavoro deve diventare la priorità per la nostra azione politica.

Ugo Sturlese – Cuneo ­Testo allegato

Siamo partiti come Comitato territoriale di AET ed abbiamo aderito all’appello di PLP. Eravamo una ventina, siamo rimasti in tre, tra cui il sindaco di un piccolo Comune.
Il giudizio sulla riunione di ieri è certamente positivo per gli argomenti trattati e la presenza di molte realtà, ma osservo che tra noi c’è un restringimento della forza di coordinamento che alla fine diventa un’oligarchia ristretta che assume le decisioni . E’ importante partire dall’ambito locale, dove si dialoga, si mettono in campo azioni di lotta, si possono fare esperienze amministrative.

I movimenti a cui ci riferiamo sono monotematici, stentano a trovare rappresentazioni politiche della loro lotta e sono soggetti plurali che comprendono partiti, anche lontani tra loro e sono condizionati dai reflussi della politica. Noi dobbiamo:
· darci un’organizzazione che non metta in contrapposizione i gruppi territoriali e l’uso di LQF.

· Farci conoscere e far capire chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare.
· Fare un’assemblea che discuta di analisi strutturale ed individui la linea politica che vogliamo assumere.
Dobbiamo attrezzarci per affrontare i due grandi temi della crisi capitalistica e climatica, una crisi di sistema che richiede una proposta di sistema che abbia un’idea complessiva di società e sia alternativa.

Giovanni Nuscis – L’Altra Sardegna

L’Art. 69 della Costituzione, stabilendo che tutti i cittadini possono organizzarsi in partito per partecipare alla vita politica del paese stabilisce il principio dell’auto rappresentanza. Noi abbiamo tracciato un solco entro cui muoverci, ma abbiamo bisogno di radici e di identità. Dobbiamo sviluppare il lavoro sui territori, ed ogni territorio deve contribuire a sviluppare i principi in cui ci riconosciamo. Dobbiamo tendere ad entrare nelle istituzioni per poterle cambiare, ma poi dobbiamo trovare il modo affinché chi entra in quelle istituzioni mantenga un rapporto costante con i propri elettori.
Abbiamo bisogno di un coordinamento e di una organizzazione, senza dimenticare la necessità di auto rappresentanza dei movimenti sociali.

Riccardo Rossi ­ L’Altra Puglia

Ci siamo uniti intorno ad un appello in cui ci siamo riconosciuti ed abbiamo visto come è finita. Cerchiamo di non ripetere gli stessi errori, ma non idealizziamo la partecipazione dal basso, che non potrà esserci senza la volontà da parte delle piccole esperienze territoriali di collegarsi in rete. La nostra proposta è quella di collegare un primo coordinamento, dotato di un minimo di organizzazione ed aperto. Lanciamo un’assemblea per la costruzione di questa rete entro due o tre mesi e poi organizziamo una serie di assemblee itineranti su temi specifici. Su queste potremo verificare i punti di convergenza e far nascere idee e programmi capaci di tenerci assieme. Le realtà territoriali potranno formare reti locali senza trascurare le liste di cittadinanza.

Thierry Deng ­ Varese

A Varese per le prossime comunali stiamo costruendo una lista, in cui io sarei candidato sindaco, per contrastare lo strapotere della Lega. Vogliamo condividere questa esperienza con PLP e l’esposizione mediatica che potrà darci. Proponiamo un incontro a Varese di PLP sui temi dell’immigrazione anche per dimostrare che siamo collegati e parte di un insieme nazionale.

Marco Memeo ­ Sardegna

Noi stiamo già usando un metodo vecchio in questa assemblea , se vogliamo essere altro dobbiamo cambiare sistema a partire da noi.
Ho deciso di restare dentro AET pur non sentendomi rappresentato dalla struttura ………………
La parola sinistra può avere significati diversi a seconda di come si interpreta, Renzi dice di essere di sinistra, per noi è di destra, per questo meglio non usarla per definirci.
Le persone devono stare e lavorare nei territori, ma le idee di ciascun territorio devono essere raffrontate tra di loro. Potremmo sviluppare in ciascun gruppo locale 5 o 6 punti su cui confrontarci.

Laura Orsucci ­ L’Altro Piemonte a Sinistra

Siamo stati i primi a presentarci a livello regionale (insieme alle elezioni europee), ma ora è tutto da ricostruire, a livello locale come nazionale. C’è un vuoto enorme, lasciato dalle esperienze passate e tutti i tavoli unitari stanno fallendo. Immaginiamo subito un nuovo incontro da organizzare insieme alle reti ed alle realtà già presenti a livello nazionale per affrontare alcune tematiche importanti, Europa, immigrazione, lavoro e reddito.
Non disperdiamo il patrimonio di questo incontro.

Domenico Gattuso ­ L’Altra Calabria

Quanto siamo visibili? Quante persone conoscono la nostra esistenza al di fuori di qua? Dobbiamo diffondere velocemente i risultati e la sintesi di questo incontro e diffondere tutti i documenti, come quelli delle assemblee già tenute a Genova e Palermo.
Le realtà territoriali sono molto variegate, non abbiamo una omogeneità tale da consentire una federazione immediata dei gruppi territoriali.

Laura Cima ­ Torino

Ho pubblicato la mia relazione in anticipo sul mio blog (www.lauracima.it) e dovremmo imparare a fare tutti così, per dar modo di leggere ed arrivare preparati agli incontri, e anche per pubblicizzarli.
Tutti noi siamo nodi di reti che dobbiamo attivare rendendo attrattiva la nostra proposta APP (Usiamo l’acronimo che avevamo deciso che ci ricorda anche assemblea permanente). Quanto stiamo sperimentando è un metodo nuovo per stare insieme, è far agire l’intelligenza collettiva. Dal tavolo di ieri è emerso chiaro che prima di Berlusconi era egemone la cultura, anche politica, di sinistra lasciataci dai nostri costituenti. Il ventennio ci ha portati in questo pantano e Renzi ne è figlio. C’è quindi una frattura generazionale che si misura anche con i nostri capelli bianchi. C’è un solo migrante, un solo operaio e un solo giovane. Siamo riuscite a recuperare all’ultimo una forte presenza femminile perché il nostro linguaggio e la nostra proposta hanno fatto breccia tra femministe di Milano, Bologna, Genova. Dobbiamo

elaborare una nuova proposta e, visto la debacle della sinistra, la stiamo identificando in una proposta essenzialmente ecologista e femminista? Studiare diceva Cacciari e sperimentare nei territori facciamo in tanti, un livello di collaborazione e cooperazione, un linguaggio coinvolgente, la capacità di ascolto, di fare domande piuttosto che di dare risposte noi. Che tanto sarebbero inascoltate anche perché gravemente insufficienti: giovani e immigrati, e anche le donne,ci insegneranno..

L’organizzazione è comunicazione, è su questo che i gruppi territoriali devono lavorare .I gruppi tematici, ovviamente territoriali, saranno collegati ai referendum, alla difesa del clima e dell’ambiente dall’inquinamento e dalla cementificazione, alla formazione al rispetto e alla nonviolenza.

Cristina Quintavalla ­ L’Altra Emilia Romagna

Sono di sinistra, fieramente di sinistra, perché la sinistra ha una grande storia, ed in quel solco dobbiamo restare. Dobbiamo seguire la sinistra non per ideologia ma perché significa guardare la realtà dalla parte di chi è oppresso, debole, immigrato. Il problema non è solo di metodo, ma anche politico, abbiamo bisogno di una prospettiva politica di interpretazione della realtà. Al momento non abbiamo altra alternativa che costruire una rete lasciando che ciascuno segua il proprio percorso dobbiamo saper valorizzare le differenze.
L’Altra Emilia Romagna è interessata ad un percorso che costruisca una rete.

Francesco Campanella ­ Senatore gruppo misto ­ AET

Il problema è complicato, dobbiamo riuscire a creare una massa d’urto capace di portarci fuori dal pantano in cui ci troviamo, ma le differenze sono tante e non riusciamo a superarle. Ho molti dubbi sulla reale possibilità di riuscire a creare una sintesi dal basso, l’esperienza del M5S lo dimostra, ma è una bella sfida ed uno stimolo fortissimo per quelle realtà che si misurano istituzionalmente ma mancano della necessità di rappresentare. La sfida è enorme, e tra noi deve esserci una maggiore capacità di accogliere anche chi ha scelto un percorso all’interno di un partito. La mia speranza è che si riesca a creare un soggetto unico della sinistra che assomigli un po’ di più alle persone che sono qua.

Fernando Bruno ­ Milano ­ Cittadini Liberi

Dobbiamo chiederci e capire perché non ci sono giovani tra noi, non sappiamo raccontare quello di buono che facciamo. I giovani usano gli strumenti in rete ma noi non sappiamo comunicare. Oltre alla rete il contatto umano e sociale è fondamentale ed il lavoro sui territori è importante perché consente un contatto diretto e la presenza nelle piazze e nelle lotte.

Felice Besostri ­ Coordinamento Democrazia Costituzionale

Sui ricorsi avverso l’Italicum dovremmo avere le prime notizie da Genova in una quindicina di giorni. Sono stati inoltrati ricorsi ovunque, ci sono ancora alcune realtà in cui costruire i ricorsi (Cagliari, Trento, Bolzano, Caltanisetta). In questo modo decideranno sui ricorsi giudici diversi. Ora è il momento di far sentire la voce dei cittadini, perché i giudici sono sensibili all’opinione pubblica.
La modifica delle Province e l’istituzione delle Città Metropolitane, con elezioni di secondo grado in cui si sono formati listoni spesso con il numero esatto di persone per cui era disponibile il posto, è passata sotto silenzio perché è mancata l’opinione pubblica.
La legge di modifica costituzionale non è una riforma ma una deforma, non ha alcun aspetto positivo

Il termine sinistra indica dove si sta ma non dove si vuole andare, occorre aggiungere un aggettivo che faccia comprendere ciò che veramente siamo.
I giovani ci sono, seguono leader (Grillo, Civati, Iglesias)
Non contrapponiamo cittadini ed “esperti”.

Nicolò Lanza ­ Molise

Siamo stati i primi a presentarci alle elezioni, prima di AET, ottenendo un risultato analogo a quello ottenuto da tutte le altre forze simili. Non riusciamo ad intercettare quel 50% di non­ voto.
Ora la lotta la facciamo in piazza, facciamo opposizione fuori dalle istituzioni.
Abbiamo bisogno di un coordinamento territoriale per poter crescere, iniziamo a costruire raccordando i tra noi. Ci mettiamo a disposizione di un percorso POLITICO alternativo

Vincenzo Pellegrino  – Rovigo

Al fine di definire al meglio la “mission” di PleP, è necessario distinguere con chiarezza l’Associazione che porta questo nome da quella che è invece l’Assemblea permanete alla cui realizzazione stiamo lavorando. È opportuno che PleP porti avanti con determinazione l’opera di catalizzatore del processo di ricomposizione dal basso necessario a dar luogo l’A.P. per come l’abbiamo pensata. La sua è una funzione di servizio e transeunte il cui scopo è proprio quello di favorire l’incontro e la condivisione di un processo politico tra i vari attori sociali attivi nelle lotte. Solo a valle della costituzione di un’Assemblea permanete si potrà pensare a dar vita, nelle forme dell’autorappresentanza, ad una forza politica popolare che possa essere maggioritaria nel paese e che lo accompagni, in un contesto di trasformazione che interessi l’intero continente europeo, attraverso il cambio di paradigma in cui siamo già di fatto immersi.

Le reti, di cui molti anche qui hanno parlato, sono forme di relazione troppo labili, non in grado di farsi carico, con la dovuta affidabilità e solidità, del processo di ricomposizione che invece non può più attendere.
Esistono già molti esempi di esperienze virtuose che mostrano concretamente come sia possibile operare, anche in senso economico, nel rispetto dell’ambiente, dei diritti del lavoro e all’insegna di rapporti umani positivi e solidali.

Rispetto alla relazione tra dimensione nazionale e territoriale in PleP, quello di Assemblea permanete è un metodo che può essere riprodotto a tutte le scale e, nel momento in cui sono salvaguardati i principi ispiratori del progetto a iniziare da “una persona, un’idea, un voto”, non si prefigurano problemi di sorta nel far convivere queste due dimensioni.

Simone Lorenzoni ­ Siena

Il prepolitico deve arrivare anche una fase politica. Servono un’identità ed un riferimento nazionale tutti vogliono costruirlo ma manca la partecipazione della base, e questo è il primo motivo del fallimento delle costruzioni dal basso.
Occorre coerenza, è fondamentale, così come serve un radicamento sui territori.
PLP non ha ancora la necessaria partecipazione dei gruppi territoriali al forum e in mailing List. Il decisionale LQF è l’ultimo passaggio, dopo la discussione. Dobbiamo portare i territori dentro ,o spazio comune, non c’è bisogno di un coordinamento diverso nè di una delega.

Carmelita Guarrera ­ L’Altra Liguria ­Testo allegato

Dobbiamo immaginare i comitati territoriali come vasi comunicanti che si riempiono a vicenda, servono azioni concrete, ci sono scadenze urgenti. Facciamo un censimento delle

lotte da portare nel contenitore nazionale. Prepariamo assemblee territoriali a cui invitare vari soggetti.
Lanciamo un appello a chi ha votato AET.
Costruiamo un gruppo di studio sulle guerre per fare contro informazione.

Sergio Caserta ­ L’Altra Emilia Romagna

Dobbiamo individuare degli obiettivi ravvicinati che siano concreti ed unificanti, la campagna referendaria contro la legge di deforma costituzionale può essere il primo. Ma non dobbiamo tenere un atteggiamento liquidatorio, cerchiamo di usare la critica per fare tutti un passo avanti. La costruzione deve basarsi su analisi, un sistema di regole condivise, principi politici.

Pietro Del Zanna ­ Poggibonsi

Non siamo in grado di fare una federazione, c’è troppa eterogeneità, possiamo solo andare avanti così, ma i gruppi più organizzati possono coordinarsi tra di loro. La modalità di azione è importante quanto i contenuti, ma su questi dobbiamo ancora chiarirci.

Maurizio Denaro ­ La Spezia

Veniamo tutti da esperienze passate fallimentari, dobbiamo analizzare gli errori ed andare avanti senza ripeterli. Sarebbe utile evitare di fare una sommatoria degli interventi perchè molte delle cose dette ci accomunano e sono state ripetute da tanti. Oggi la tendenza è quella di essere identitari e noi dobbiamo capire da ciò che divide per capire se questo può essere superato da una coscienza collettiva. Il linguaggio e la forma sono ciò che ha permesso alla classe dominante di ucciderci, impariamo anche noi ad usarli.
Costruiamo un’organizzazione capace di dare rappresentanza in maniera diversa, perché i movimenti da soli non possono andare avanti. Fondamentale fare contro informazione.

GianLuigi Ago ­ La Spezia

PLP ha uno statuto di servizio per promuovere uno spazio di incontro tra soggetti differenti, questo spazio è l’assemblea permanente. Non c’è bisogno di creare un coordinamento territoriale, i riferimenti sui territori li abbiamo già è PLP non ambisce a crescere come partito. le elezioni non devono essere l’obiettivo primario perché renderlo tale potrebbe condizionare il percorso. L’AP rappresenta la proposta politica di PLP, li devono confluire tutti i gruppi interessati a formare, in futuro, un soggetto politico nuovo.

Abbiamo idee diverse su come portare avanti L’AP. Lanciamo delle assemblee permanenti su ogni territorio.

Roberta Radich

Sintetizzando e cercando mettere assieme le proposte emerse: si potrebbero organizzare incontri come questo a livello territoriale, per cercare di dare avvio a delle Assemblee Permanenti territoriali, che cerchino di mettere assieme le due istanze che sono emerse qui: territorialità e orizzontalità delle decisioni.
Questa proposta si aggiunge alla proposta fatta ieri: una prossima Assemblea nazionale convocata, non solo da PrimalePersone, ma alla pari con tutte le associazioni, movimenti, associazioni, che erano qui oggi e che vorranno aggiungersi.

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