26/07/2016, 19:47
Cari amici, mi trovo in grande difficoltà ad affrontare un argomento del genere. Quando si entra in argomenti così personali, il rischio di urtare la sensibilità profonda di chi è credente è grande. Il punto è che io una carta di intenti, che peraltro condivido nella sua stesura dal primo all'ultimo punto, che riporta una presentazione in cui così frequenti sono i richiami alla misericordia ed alle gerarchie vaticane non la posso proprio firmare. Come molti di voi sanno penso delle religioni e del primato della fede sulla ragione tutto il male possibile. Non voglio entrare nelle mie motivazioni, anche perchè non voglio convincere nessuno, ma su una cosa vorrei che mi deste una risposta. Come si può definire "includente" un perorso che con quelle premesse taglia fuori tutti gli atei come me, e probabilmente anche tutti quelli che ritengono indispensabile la laicità nella battaglia politica? Se anche funzionasse con le masse, e non credo, lo farebbe solo facendo leva su un sentimento quanto mai pericoloso, il rinascente identitarismo nazionalista su base religiosa e confessionale, in contrapposizione all'offensiva dell'integralismo islamico. Sono tempi di grandi incertezze, personalmente sono disposto a non mettere l'accento sulla categoria "sinistra", ma solo per motivi di convenienza,visto che è abbastanza evidente che non paga più, non certo perchè penso che non esistano più cose di sinistra o di destra. Di una cosa però rimango convinto, e lo rimarrò sempre, non combatterò mai una battaglia, per quanto giusta e sacrosanta, in nome di un Dio e con una bandierina bianca e gialla in mano. Posso farlo accanto a, ma non in prima persona.
Per questo voterò NO all'issue
http://altraitalia.it/initiative/show/214.html
augurandomi di non essere il solo qui dentro a pensarla così.
Il mio No non è certo una bocciatura della carta (nella sua seconda parte) e, a questo proposito, vorrei rivolgere un appello a tutti quelli che erano a Genova perchè quell'invito, quella chiamata alle armi e a alla battaglia comune possa essere epurata dalla prima parte e da ogni richiamo alle religioni e alle gerarchie ecclesiastiche e riproposta in forma laica. In quel caso ovviamente sarei felice di approvarla, anche se ci fosse la firma del Papa sotto, magari non al primo posto.... ;-).
Un abbraccio
Simone
Qui sotto ripropongo il testo sottoposto all'approvazione, se a qualcuno fosse sfuggito.
CARTA DI GENOVA
19 luglio 2016
Convegno “Dal G8 di Genova alla Laudato si’: il Giubileo del debito?”
A 15 anni dal G8 di Genova e nell’anno del Giubileo della misericordia ci siamo dati appuntamento per condividere una delle questioni globali più urgenti: il progressivo indebitamento dei popoli dell’intero pianeta. Su questo tema abbiamo deciso di confrontarci con pensatori laici e credenti impegnati da anni su questo tema.
La responsabilità collettiva della misericordia, che è il dare opportunità di vita a tutti, richiede di giungere ad una denuncia pubblica delle indifferenze, delle riserve, e ad una pubblica, concorde assunzione di responsabilità al fine di snidare i privilegi e le ipocrisie, che contribuiscono a rendere sempre più ricche e prepotenti le classi dominanti e sempre più povere e vessate le parti sfruttate ed emarginate delle popolazioni.
Da diversi anni il debito è agitato, su scala internazionale, nazionale e locale, come emergenza allo scopo di far accettare come inevitabili le politiche liberiste di alienazione del patrimonio pubblico, mercificazione dei beni comuni, privatizzazione dei servizi pubblici, sottrazione di democrazia e di diritti. Di fatto, il debito rappresenta lo shock che serve “a far diventare politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile”.
Anche in Europa, sta prevalendo l’ideologia della finanza e dei vincoli di bilancio che hanno creato debito, diseguaglianze, risvegliato egoismi, nazionalismi e spinte isolazionistiche che ampliano il solco di un’Europa senza anima, riportando indietro l’orologio della storia a periodi caratterizzati da drammatici conflitti.
Sotto i nostri occhi si consuma l’orrore di esclusioni e della pericolosissima costruzione di muri materiali e mentali, conseguenza di un malinteso senso del limite che colpisce bersagli umani invece di colpire le logiche che animano la finanza senza regole.
Sembra infatti prevalere un’economia estrattiva, che porta con sé privatizzazioni di beni comuni, distruzione, miseria, guerre, migrazioni epocali e irreversibili cambiamenti climatici che colpiscono aree del pianeta vulnerabili, creando un debito ecologico pagato soprattutto da paesi, non responsabili dei disastri ambientali ed esclusi dalla distribuzione della ricchezza, ma gravati da un debito pubblico, in gran parte illegittimo, che li rende schiavi, ancor di più, di un sistema economico che sfrutta il pianeta e l’umanità.
In questa direzione va anche l'analisi del “Pontificio Consiglio Giustizia e Pace” nel messaggio che il suo presidente, cardinal Peter K. A. Turkson, ha inviato ai partecipanti a questo Convegno “Dal G8 alla Laudato sì: il Giubileo del debito?“ e del quale questo breve stralcio è illuminante e politicamente rilevante: “Negli ultimi anni, in conseguenza alla crisi economica e finanziaria internazionale il problema del debito pubblico si è manifestato con vigore anche nelle economie dei paesi sviluppati e, in particolar modo, in Europa. Di fonte ad una crisi del debito divenuta sempre più globale, sarebbe opportuno – in questi ultimi mesi dell'anno giubilare della Misericordia – riflettere nuovamente sull'opportunità di ridurre, se non addirittura condonare il debito a quei paesi che schiacciati da questo fardello non riescono a porre le basi per lo sviluppo umano delle persone, soprattutto delle nuove generazioni. Papa Francesco ci ricorda nella Misericordiae Vultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, come “il richiamo all'osservanza della legge non possa ostacolare l'attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone”. Sempre nel messaggio viene sottolineato come anche il Centro Africano per lo Sviluppo e gli studi di strategia dichiari che “il debito demolisce le scuole, gli ospedali e le cliniche e i suoi effetti sono non meno devastanti di quelli di una guerra”.
L'ideologia del debito mette sotto scacco la democrazia, predeterminando le scelte politiche ed economiche tanto a livello nazionale quanto a livello locale, mettendo a rischio la stessa funzione pubblica e sociale degli enti di prossimità e minando il tessuto sociale delle comunità.
Agire contro l'ideologia e la materialità del debito costituisce di conseguenza un impegno prioritario che vogliamo collettivamente assumere.
Non è la prima volta che, in questi 15 anni, i movimenti sociali e ecclesiali si incontrano per mettere in comune analisi, riflessioni e azioni sociali per contrastare “l'economia che uccide” e “la tirannia invisibile” (Evangelii Gaudium 53, 56) dei mercati finanziari.
Assieme abbiamo promosso iniziative per il controllo democratico dei movimenti dei capitali finanziari; assieme abbiamo contrastato i trattati di libero scambio (dalla direttiva Bolkestein all'attuale TTIP – ipotesi di trattato di libero scambio tra USA e UE); assieme abbiamo promosso sensibilizzazione e mobilitazione in difesa dei beni comuni e per un nuovo modello di società e di democrazia.
Sempre assieme, oggi riteniamo di dover agire per promuovere ad ogni livello la liberazione dei popoli e delle comunità dal debito illegittimo ed odioso, attivando la partecipazione diretta delle persone.
Da tempo anche nel nostro Paese sono iniziati percorsi di indagini e revisioni contabili (audit) del debito in diversi territori e Comuni (Roma, Napoli, Parma, Livorno, etc.), smascherando la geografia dei poteri che dietro di esso si nasconde.
Proprio a partire da queste esperienze è stata avviata anche in Italia la nascita del Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi (Cadtm), un percorso collettivo per valutare il tema dell’annullamento del debito quale punto nodale per un’economia ed una finanza più giuste.
E' sulla base di queste riflessioni e considerazioni condivise che
noi oggi riuniti a Genova dopo questa giornata di lavoro collettivo, approviamo la presente Carta d'intenti comuni, ed esprimiamo l’interesse ad impegnarci come singoli o organizzazioni proponendo a tutte le realtà interessate ed attive a livello locale, nazionale ed internazionali, la costruzione di un percorso che abbia i seguenti obiettivi:
a) promuovere un diverso modello sociale ed economico che metta al centro la piena dignità di ogni persona nel rispetto della vita del pianeta, nostra casa comune;
b) promuovere una campagna di sensibilizzazione sui temi del debito, della finanza e della ricchezza sociale, che sappia comunicare in forme semplici la complessità di questi temi;
c) avviare, in forma partecipativa e dal basso l’istituzione di una Commissione popolare d'indagine e di verità sul debito pubblico italiano, al fine di sapere se, e in quanta parte, tale debito è illegittimo.
Come emerso dalla discussione comune di questa giornata, pensiamo ad un percorso:
1. che parta anche da realtà locali e settoriali (sanità, istruzione, servizi essenziali, grandi opere ecc.), perché sui temi specifici e dal basso si avverte maggiormente la pressione dell'austerity e dei tagli, risultando anche uno spazio di maggiore coinvolgimento che può produrre un nuovo senso comune, creando alleanze con vari settori della società civile;
2. che sia accompagnato da un gruppo di facilitazione che elabori una prima proposta di lavoro, da sottoporre a tutte le realtà interessate, per un primo appuntamento nazionale, tenendo conto della data che verrà fissata per il referendum costituzionale;
3. che sia caratterizzato da un lavoro dal basso e popolare per rendere i contenuti accessibili, con una comunicazione efficace per evidenziare pubblicamente la relazione tra malessere sociale e debito, avvicinando il tema alla gente e creando consapevolezza sui nessi tra debito e declino del welfare;
4. che coinvolga in particolar modo i giovani e le figure competenti;
5. che abbia le caratteristiche di un movimento popolare aperto e inclusivo verso le differenze sociali, culturali, e religiose;
6. che definisca strategie efficaci con obiettivi di breve, medio e lungo periodo, con periodiche verifiche di fattibilità;
7. che interroghi e investa anche le istituzioni, senza farsi vincolare dal rapporto con le istituzioni medesime;
8. che si intrecci con altre campagne già avviate sulla finanza pubblica, a partire da quella per la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti;
9. che sia collegato alla difesa e all'attuazione dell’articolo 47 della Costituzione per incoraggiare e tutelare l’accesso al risparmio popolare e per disciplinare il credito;
10. che metta in rete le esperienze delle città ribelli al debito locale, in vista della riappropriazione, da parte del popolo, del diritto all'insolvenza dei debiti illegittimi.
Primi firmatari:
Bersani Marco
Bertorello Marco
Bortolon Matteo
Coin Francesca
Cosentino Pino
De Lellis Antonio
Delfino Francesca
Di Nicola Renato
Filoni Chiara
Gesualdi Francesco
Lazzarotto Anna
Lovera Vittorio
Lucchetti Deborah
Manti Antonio
Mucci Maria
Piccoli don Silvio
Quintavalla Cristina
Ricchiuti mons. Giovanni
Stumpo Marcella
Tassi Edoardo
Toussaint Eric
Valentinetti mons. Tommaso
Viale Guido
Zanotelli Alex
Per contatti e adesioni, fare riferimento ad:
Antonio De Lellis adelellis@clio.it
Antonio Manti mantanna@tin.it
Per questo voterò NO all'issue
http://altraitalia.it/initiative/show/214.html
augurandomi di non essere il solo qui dentro a pensarla così.
Il mio No non è certo una bocciatura della carta (nella sua seconda parte) e, a questo proposito, vorrei rivolgere un appello a tutti quelli che erano a Genova perchè quell'invito, quella chiamata alle armi e a alla battaglia comune possa essere epurata dalla prima parte e da ogni richiamo alle religioni e alle gerarchie ecclesiastiche e riproposta in forma laica. In quel caso ovviamente sarei felice di approvarla, anche se ci fosse la firma del Papa sotto, magari non al primo posto.... ;-).
Un abbraccio
Simone
Qui sotto ripropongo il testo sottoposto all'approvazione, se a qualcuno fosse sfuggito.
CARTA DI GENOVA
19 luglio 2016
Convegno “Dal G8 di Genova alla Laudato si’: il Giubileo del debito?”
A 15 anni dal G8 di Genova e nell’anno del Giubileo della misericordia ci siamo dati appuntamento per condividere una delle questioni globali più urgenti: il progressivo indebitamento dei popoli dell’intero pianeta. Su questo tema abbiamo deciso di confrontarci con pensatori laici e credenti impegnati da anni su questo tema.
La responsabilità collettiva della misericordia, che è il dare opportunità di vita a tutti, richiede di giungere ad una denuncia pubblica delle indifferenze, delle riserve, e ad una pubblica, concorde assunzione di responsabilità al fine di snidare i privilegi e le ipocrisie, che contribuiscono a rendere sempre più ricche e prepotenti le classi dominanti e sempre più povere e vessate le parti sfruttate ed emarginate delle popolazioni.
Da diversi anni il debito è agitato, su scala internazionale, nazionale e locale, come emergenza allo scopo di far accettare come inevitabili le politiche liberiste di alienazione del patrimonio pubblico, mercificazione dei beni comuni, privatizzazione dei servizi pubblici, sottrazione di democrazia e di diritti. Di fatto, il debito rappresenta lo shock che serve “a far diventare politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile”.
Anche in Europa, sta prevalendo l’ideologia della finanza e dei vincoli di bilancio che hanno creato debito, diseguaglianze, risvegliato egoismi, nazionalismi e spinte isolazionistiche che ampliano il solco di un’Europa senza anima, riportando indietro l’orologio della storia a periodi caratterizzati da drammatici conflitti.
Sotto i nostri occhi si consuma l’orrore di esclusioni e della pericolosissima costruzione di muri materiali e mentali, conseguenza di un malinteso senso del limite che colpisce bersagli umani invece di colpire le logiche che animano la finanza senza regole.
Sembra infatti prevalere un’economia estrattiva, che porta con sé privatizzazioni di beni comuni, distruzione, miseria, guerre, migrazioni epocali e irreversibili cambiamenti climatici che colpiscono aree del pianeta vulnerabili, creando un debito ecologico pagato soprattutto da paesi, non responsabili dei disastri ambientali ed esclusi dalla distribuzione della ricchezza, ma gravati da un debito pubblico, in gran parte illegittimo, che li rende schiavi, ancor di più, di un sistema economico che sfrutta il pianeta e l’umanità.
In questa direzione va anche l'analisi del “Pontificio Consiglio Giustizia e Pace” nel messaggio che il suo presidente, cardinal Peter K. A. Turkson, ha inviato ai partecipanti a questo Convegno “Dal G8 alla Laudato sì: il Giubileo del debito?“ e del quale questo breve stralcio è illuminante e politicamente rilevante: “Negli ultimi anni, in conseguenza alla crisi economica e finanziaria internazionale il problema del debito pubblico si è manifestato con vigore anche nelle economie dei paesi sviluppati e, in particolar modo, in Europa. Di fonte ad una crisi del debito divenuta sempre più globale, sarebbe opportuno – in questi ultimi mesi dell'anno giubilare della Misericordia – riflettere nuovamente sull'opportunità di ridurre, se non addirittura condonare il debito a quei paesi che schiacciati da questo fardello non riescono a porre le basi per lo sviluppo umano delle persone, soprattutto delle nuove generazioni. Papa Francesco ci ricorda nella Misericordiae Vultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, come “il richiamo all'osservanza della legge non possa ostacolare l'attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone”. Sempre nel messaggio viene sottolineato come anche il Centro Africano per lo Sviluppo e gli studi di strategia dichiari che “il debito demolisce le scuole, gli ospedali e le cliniche e i suoi effetti sono non meno devastanti di quelli di una guerra”.
L'ideologia del debito mette sotto scacco la democrazia, predeterminando le scelte politiche ed economiche tanto a livello nazionale quanto a livello locale, mettendo a rischio la stessa funzione pubblica e sociale degli enti di prossimità e minando il tessuto sociale delle comunità.
Agire contro l'ideologia e la materialità del debito costituisce di conseguenza un impegno prioritario che vogliamo collettivamente assumere.
Non è la prima volta che, in questi 15 anni, i movimenti sociali e ecclesiali si incontrano per mettere in comune analisi, riflessioni e azioni sociali per contrastare “l'economia che uccide” e “la tirannia invisibile” (Evangelii Gaudium 53, 56) dei mercati finanziari.
Assieme abbiamo promosso iniziative per il controllo democratico dei movimenti dei capitali finanziari; assieme abbiamo contrastato i trattati di libero scambio (dalla direttiva Bolkestein all'attuale TTIP – ipotesi di trattato di libero scambio tra USA e UE); assieme abbiamo promosso sensibilizzazione e mobilitazione in difesa dei beni comuni e per un nuovo modello di società e di democrazia.
Sempre assieme, oggi riteniamo di dover agire per promuovere ad ogni livello la liberazione dei popoli e delle comunità dal debito illegittimo ed odioso, attivando la partecipazione diretta delle persone.
Da tempo anche nel nostro Paese sono iniziati percorsi di indagini e revisioni contabili (audit) del debito in diversi territori e Comuni (Roma, Napoli, Parma, Livorno, etc.), smascherando la geografia dei poteri che dietro di esso si nasconde.
Proprio a partire da queste esperienze è stata avviata anche in Italia la nascita del Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi (Cadtm), un percorso collettivo per valutare il tema dell’annullamento del debito quale punto nodale per un’economia ed una finanza più giuste.
E' sulla base di queste riflessioni e considerazioni condivise che
noi oggi riuniti a Genova dopo questa giornata di lavoro collettivo, approviamo la presente Carta d'intenti comuni, ed esprimiamo l’interesse ad impegnarci come singoli o organizzazioni proponendo a tutte le realtà interessate ed attive a livello locale, nazionale ed internazionali, la costruzione di un percorso che abbia i seguenti obiettivi:
a) promuovere un diverso modello sociale ed economico che metta al centro la piena dignità di ogni persona nel rispetto della vita del pianeta, nostra casa comune;
b) promuovere una campagna di sensibilizzazione sui temi del debito, della finanza e della ricchezza sociale, che sappia comunicare in forme semplici la complessità di questi temi;
c) avviare, in forma partecipativa e dal basso l’istituzione di una Commissione popolare d'indagine e di verità sul debito pubblico italiano, al fine di sapere se, e in quanta parte, tale debito è illegittimo.
Come emerso dalla discussione comune di questa giornata, pensiamo ad un percorso:
1. che parta anche da realtà locali e settoriali (sanità, istruzione, servizi essenziali, grandi opere ecc.), perché sui temi specifici e dal basso si avverte maggiormente la pressione dell'austerity e dei tagli, risultando anche uno spazio di maggiore coinvolgimento che può produrre un nuovo senso comune, creando alleanze con vari settori della società civile;
2. che sia accompagnato da un gruppo di facilitazione che elabori una prima proposta di lavoro, da sottoporre a tutte le realtà interessate, per un primo appuntamento nazionale, tenendo conto della data che verrà fissata per il referendum costituzionale;
3. che sia caratterizzato da un lavoro dal basso e popolare per rendere i contenuti accessibili, con una comunicazione efficace per evidenziare pubblicamente la relazione tra malessere sociale e debito, avvicinando il tema alla gente e creando consapevolezza sui nessi tra debito e declino del welfare;
4. che coinvolga in particolar modo i giovani e le figure competenti;
5. che abbia le caratteristiche di un movimento popolare aperto e inclusivo verso le differenze sociali, culturali, e religiose;
6. che definisca strategie efficaci con obiettivi di breve, medio e lungo periodo, con periodiche verifiche di fattibilità;
7. che interroghi e investa anche le istituzioni, senza farsi vincolare dal rapporto con le istituzioni medesime;
8. che si intrecci con altre campagne già avviate sulla finanza pubblica, a partire da quella per la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti;
9. che sia collegato alla difesa e all'attuazione dell’articolo 47 della Costituzione per incoraggiare e tutelare l’accesso al risparmio popolare e per disciplinare il credito;
10. che metta in rete le esperienze delle città ribelli al debito locale, in vista della riappropriazione, da parte del popolo, del diritto all'insolvenza dei debiti illegittimi.
Primi firmatari:
Bersani Marco
Bertorello Marco
Bortolon Matteo
Coin Francesca
Cosentino Pino
De Lellis Antonio
Delfino Francesca
Di Nicola Renato
Filoni Chiara
Gesualdi Francesco
Lazzarotto Anna
Lovera Vittorio
Lucchetti Deborah
Manti Antonio
Mucci Maria
Piccoli don Silvio
Quintavalla Cristina
Ricchiuti mons. Giovanni
Stumpo Marcella
Tassi Edoardo
Toussaint Eric
Valentinetti mons. Tommaso
Viale Guido
Zanotelli Alex
Per contatti e adesioni, fare riferimento ad:
Antonio De Lellis adelellis@clio.it
Antonio Manti mantanna@tin.it