07/07/2015, 12:18
Grazie Guido, non tanto per l’attenzione rivolta alle mie osservazioni sull’enciclica quanto per l’occasione che mi offri di affrontare il tema del ruolo della conoscenza scientifica nelle scelte di civiltà.
Su Bergoglio soltanto poche parole: se confrontiamo le sue abilità cognitive e comunicative con quelle di molti nostri politici è vero che, almeno in alcuni casi, passiamo dalla scala dei mega a quella dei nano. Non possiamo comunque considerare geniale chi fa proprio, ( soltanto in parte perché l’impalcatura ideologica rimane diversa) il pensiero altrui, pure con notevole ritardo.
Ci possiamo rallegrare comunque del riconoscimento e della appropriazione del pensiero ecologista da parte del papa e andiamo avanti sperando che il nuovo compagno di strada (almeno per alcuni obiettivi ) si dimostri, nel tempo e nei fatti, coerente con quello che dice.
In relazione alla conoscenza scientifica: E’ vero che data la complessità e la specificità dei saperi, sarebbe più opportuno parlare di scienze piuttosto che di scienza. Ho usato il termine scienza perché volevo sottolineare il riferimento alla metodologia, al metodo di indagine sul mondo naturale che caratterizza l’approccio scientifico in modo univoco e universale. Le singole discipline scientifiche hanno delle particolari specificità ma la metodologia cui fanno riferimento, pur con diversi gradi di fedeltà e rigore, è unica e universalmente riconosciuta. Per quello che sappiamo questo approccio alla conoscenza della realtà inizia nell’antichità con personaggi come Anassimandro in Grecia, continua con Ipazia ad Alessandria, e in tempi più recenti viene messo a punto in termini moderni da Galileo Galilei. Autentici geni del pensiero, hanno ridisegnato il mondo, nonostante le resistenze di coloro che si appellavano alla tradizione e hanno consegnato all’umanità non tanto ai contemporanei (incapaci di intuire la loro acuta visione) quanto alle generazioni successive, un quadro della realtà affidabile e liberato da fantasiose quanto false costruzioni religiose e mitologiche. Anassimandro è stato perseguitato dalle autorità morali del suo tempo perché osava mettere in discussione il sapere dei padri, Ipazia se non fosse stata massacrata e uccisa da bande di fanatici cristiani, manovrate da un vescovo che è ancora oggi Santo e Padre della chiesa, avrebbe probabilmente anticipato di diversi secoli la rivoluzione copernicana. Galileo, come tutti sanno, è stato condannato all’isolamento e costretto ad abiurare dal cardinale Bellarmino, a capo dell’inquisizione della chiesa cattolica dell’epoca . Il cardinale Bellarmino responsabile dell’accusa oltre che dell’assassinio anche di Giordano Bruno è ancora Santo e Dottore della chiesa. La religione mostra di non tollerare un pensiero critico, non dogmatico, che rimette sempre tutto in discussione: il pensiero scientifico. Il metodo scientifico è lo strumento più avanzato e affidabile a nostra disposizione per conoscere la realtà in modo oggettivo, cioè riproducibile e universale.
L’arte può contribuire alla conoscenza in modo diverso. Si basa sulla dimensione percettiva ed emotiva dell’esperienza umana. Anche se può rendere l’esistenza degli uomini più ricca, più consapevole e a volte più piacevole, non può fornirci dati oggettivi e universali sulla realtà in modo diretto, ma soltanto eventuali rielaborazioni degli stessi, che in ultima analisi fanno, o dovrebbero fare, riferimento al dato scientifico. Vittorini diceva in modo provocatorio che un poeta non può non conoscere il secondo principio della termodinamica. La vera arte è infatti spesso in profonda connessione e sintonia con la conoscenza scientifica.
La matematica continua ad essere il linguaggio con cui la Fisica, la Chimica e volte anche la Biologia descrivono il mondo. Purtroppo non siamo in grado di usare modelli matematici semplificati in tutti i domini di indagine che ci interessano. Ma questo non vuol dire che la fisica e la matematica siano strumenti superati. Hanno dei limiti, certo, ma non abbiamo strumenti migliori. Non abbiamo altro per conoscere la realtà che possa superare l’indagine razionale, basata sul metodo logico deduttivo e sulla verifica sperimentale delle ipotesi teoriche. Per quanto riguarda i “saperi legati alla pratica che niente hanno a che fare con la metodologia scientifica”: di sicuro la verifica sperimentale, che lega il sapere all’esperienza e quindi alla prassi, gioca un ruolo fondamentale nella scienza. Questo non nega che ci possano essere pratiche di carattere scientifico o parascientifico anche fuori delle accademie e delle comunità scientifiche ufficiali. Benvengano queste prassi, che non sono da considerarsi contrapposte alla conoscenza scientifica, ma soltanto a qualche baronato accademico o potentato economico.
E’ altrettanto vero che le comunità scientifiche possono essere invece contaminate da interessi di carattere diverso da quello puramente scientifico, e che anche al loro interno si possa fare pseudo scienza. L’economia, la politica, la finanza e la religione possono pesare nelle scelte e nelle prassi che queste comunità mettono in atto, allontanandole dai principi fondamentali che le dovrebbero guidare. In Italia questo scenario è piuttosto diffuso. La corruzione della classe dirigente e di quella politica e anche il servilismo nei confronti della religione giocano il loro ruolo. Ma questo è un altro problema, è un problema di esseri umani e di poteri che condizionano. E’ un problema di libertà e di consapevolezza che non va posto in termini di ostilità alla ricerca scientifica. Altrimenti rischiamo di dare ossigeno ad aspirazioni oscurantiste mai del tutto sopite nel nostro paese, a causa di una subalternità alla religione che il Vaticano impone grazie a una classe politica incompetente e genuflessa. Abbiamo bisogno di più scienza, non di meno scienza.
Inoltre, la responsabilità della ricaduta tecnologica negativa ( ma quante sono le ricadute positive!) che le conoscenze scientifiche possono indurre sui nostri stili di vita sono da attribuire al potere politico economico che le orienta, non alla conoscenza che ne è alla base. La conoscenza dei processi non può che essere un fatto positivo, l’uso che se ne fa può essere invece anche dannoso. Anche qui a guidarci dovrebbe essere la ragione, che può individuare il bene comune e orientarci verso di esso al di sopra degli interessi particolari.
Marina.
Su Bergoglio soltanto poche parole: se confrontiamo le sue abilità cognitive e comunicative con quelle di molti nostri politici è vero che, almeno in alcuni casi, passiamo dalla scala dei mega a quella dei nano. Non possiamo comunque considerare geniale chi fa proprio, ( soltanto in parte perché l’impalcatura ideologica rimane diversa) il pensiero altrui, pure con notevole ritardo.
Ci possiamo rallegrare comunque del riconoscimento e della appropriazione del pensiero ecologista da parte del papa e andiamo avanti sperando che il nuovo compagno di strada (almeno per alcuni obiettivi ) si dimostri, nel tempo e nei fatti, coerente con quello che dice.
In relazione alla conoscenza scientifica: E’ vero che data la complessità e la specificità dei saperi, sarebbe più opportuno parlare di scienze piuttosto che di scienza. Ho usato il termine scienza perché volevo sottolineare il riferimento alla metodologia, al metodo di indagine sul mondo naturale che caratterizza l’approccio scientifico in modo univoco e universale. Le singole discipline scientifiche hanno delle particolari specificità ma la metodologia cui fanno riferimento, pur con diversi gradi di fedeltà e rigore, è unica e universalmente riconosciuta. Per quello che sappiamo questo approccio alla conoscenza della realtà inizia nell’antichità con personaggi come Anassimandro in Grecia, continua con Ipazia ad Alessandria, e in tempi più recenti viene messo a punto in termini moderni da Galileo Galilei. Autentici geni del pensiero, hanno ridisegnato il mondo, nonostante le resistenze di coloro che si appellavano alla tradizione e hanno consegnato all’umanità non tanto ai contemporanei (incapaci di intuire la loro acuta visione) quanto alle generazioni successive, un quadro della realtà affidabile e liberato da fantasiose quanto false costruzioni religiose e mitologiche. Anassimandro è stato perseguitato dalle autorità morali del suo tempo perché osava mettere in discussione il sapere dei padri, Ipazia se non fosse stata massacrata e uccisa da bande di fanatici cristiani, manovrate da un vescovo che è ancora oggi Santo e Padre della chiesa, avrebbe probabilmente anticipato di diversi secoli la rivoluzione copernicana. Galileo, come tutti sanno, è stato condannato all’isolamento e costretto ad abiurare dal cardinale Bellarmino, a capo dell’inquisizione della chiesa cattolica dell’epoca . Il cardinale Bellarmino responsabile dell’accusa oltre che dell’assassinio anche di Giordano Bruno è ancora Santo e Dottore della chiesa. La religione mostra di non tollerare un pensiero critico, non dogmatico, che rimette sempre tutto in discussione: il pensiero scientifico. Il metodo scientifico è lo strumento più avanzato e affidabile a nostra disposizione per conoscere la realtà in modo oggettivo, cioè riproducibile e universale.
L’arte può contribuire alla conoscenza in modo diverso. Si basa sulla dimensione percettiva ed emotiva dell’esperienza umana. Anche se può rendere l’esistenza degli uomini più ricca, più consapevole e a volte più piacevole, non può fornirci dati oggettivi e universali sulla realtà in modo diretto, ma soltanto eventuali rielaborazioni degli stessi, che in ultima analisi fanno, o dovrebbero fare, riferimento al dato scientifico. Vittorini diceva in modo provocatorio che un poeta non può non conoscere il secondo principio della termodinamica. La vera arte è infatti spesso in profonda connessione e sintonia con la conoscenza scientifica.
La matematica continua ad essere il linguaggio con cui la Fisica, la Chimica e volte anche la Biologia descrivono il mondo. Purtroppo non siamo in grado di usare modelli matematici semplificati in tutti i domini di indagine che ci interessano. Ma questo non vuol dire che la fisica e la matematica siano strumenti superati. Hanno dei limiti, certo, ma non abbiamo strumenti migliori. Non abbiamo altro per conoscere la realtà che possa superare l’indagine razionale, basata sul metodo logico deduttivo e sulla verifica sperimentale delle ipotesi teoriche. Per quanto riguarda i “saperi legati alla pratica che niente hanno a che fare con la metodologia scientifica”: di sicuro la verifica sperimentale, che lega il sapere all’esperienza e quindi alla prassi, gioca un ruolo fondamentale nella scienza. Questo non nega che ci possano essere pratiche di carattere scientifico o parascientifico anche fuori delle accademie e delle comunità scientifiche ufficiali. Benvengano queste prassi, che non sono da considerarsi contrapposte alla conoscenza scientifica, ma soltanto a qualche baronato accademico o potentato economico.
E’ altrettanto vero che le comunità scientifiche possono essere invece contaminate da interessi di carattere diverso da quello puramente scientifico, e che anche al loro interno si possa fare pseudo scienza. L’economia, la politica, la finanza e la religione possono pesare nelle scelte e nelle prassi che queste comunità mettono in atto, allontanandole dai principi fondamentali che le dovrebbero guidare. In Italia questo scenario è piuttosto diffuso. La corruzione della classe dirigente e di quella politica e anche il servilismo nei confronti della religione giocano il loro ruolo. Ma questo è un altro problema, è un problema di esseri umani e di poteri che condizionano. E’ un problema di libertà e di consapevolezza che non va posto in termini di ostilità alla ricerca scientifica. Altrimenti rischiamo di dare ossigeno ad aspirazioni oscurantiste mai del tutto sopite nel nostro paese, a causa di una subalternità alla religione che il Vaticano impone grazie a una classe politica incompetente e genuflessa. Abbiamo bisogno di più scienza, non di meno scienza.
Inoltre, la responsabilità della ricaduta tecnologica negativa ( ma quante sono le ricadute positive!) che le conoscenze scientifiche possono indurre sui nostri stili di vita sono da attribuire al potere politico economico che le orienta, non alla conoscenza che ne è alla base. La conoscenza dei processi non può che essere un fatto positivo, l’uso che se ne fa può essere invece anche dannoso. Anche qui a guidarci dovrebbe essere la ragione, che può individuare il bene comune e orientarci verso di esso al di sopra degli interessi particolari.
Marina.